La ricotta preoccupata

Ci sono giorni in cui, complici la zona rossa e la mia proverbiale pigrizia, il frigo è desolatamente semivuoto.

Però c’è un ingrediente che non manca mai ed è la ricotta, uno dei pochi formaggi che non ha una scadenza immediata e si presta a tantissime preparazioni dolci, salate, crude o cotte.

Così ieri quando ho aperto il frigorifero in cerca di un’idea per la cena e me la sono ritrovata davanti, accanto a una confezione di pasta sfoglia, non ho esitato a cimentarmi nella preparazione di una torta salata con le zucchine che è venuta straordinariamente buona e che vi giro al volo nel caso non abbiate ancora pensato al pranzo domenicale.

TORTA SALATA ZUCCHINE E RICOTTA
Ingredienti
1confezione di pasta sfoglia
2 zucchine
1 confezione piccola di ricotta (125 gr)
2 cucchiaini di formaggio grattugiato
Fontina o formaggio a scelta
Sale
Procedimento
Grattugiate le zucchine, fate scolare l’acqua in eccesso (potete utilizzare dei fogli di carta da cucina, oppure metterle in un colapasta o utilizzare uno schiacciapatate, però è un procedimento importante quindi non evitatelo) e mettetele in una ciotola. Aggiungete sale, la ricotta, il formaggio grana e la fontina a cubetti. Amalgamate il composto e versatelo nella pasta sfoglia che avrete steso precedentemente in una pirofila. Infornate a 180 gradi per circa 20/25 minuti. Ha un gusto delicato ed è buona sia calda che tiepida.

Mentre realizzavo questa ricetta, pensavo alla preoccupazione della mia ricotta, che non sa mai cosa aspettarsi quando la prendo con l’intenzione di cucinarla, non le è dato di conoscere il suo destino e non posso certo biasimarla.

La preoccupazione è uno stato d’animo che sperimentiamo di continuo in ogni fase della nostra vita.

Ci preoccupiamo se certe cose accadono oppure non accadono, ci spaventa sapere cosa ci riserva il futuro, ci spaventa non saperlo, vogliamo conoscere la verità ad ogni costo ma al tempo stesso ne siamo terrorizzati perché non siamo sicuri di poterne reggere il peso.

La preoccupazione è come una ragnatela che si allarga fino ad avvolgere anche coloro che ci vivono accanto: più amiamo e più ci preoccupiamo. E se non ci preoccupiamo, se non diamo sufficiente importanza a qualcosa o qualcuno, ci pare di non amare abbastanza.

Tuttavia la preoccupazione non è sempre da considerarsi un sentimento dal quale rifuggire.

Perché se ci fermiamo un momento a riflettere sul significato di questa parola, scopriamo che pre-occuparsi significa occuparsi prima, occuparsi cioè in anticipo di un cambiamento che potrebbe avvenire e che temiamo di non essere pronti ad affrontare.

E’ una sorta di meccanismo di difesa che la nostra mente mette in atto per non farci trovare impreparati di fronte a una difficoltà.

Preoccuparsi per un esame, un’interrogazione ci aiuta studiare con maggior impegno, a non sottovalutare ciò che ci aspetta, preoccuparsi di trovare un lavoro o di volerlo cambiare, di trovare casa o di volerla vendere, ci costringe ad attivare molteplici risorse per raggiungere l’obiettivo.

La preoccupazione più diffusa che stiamo condividendo da un anno a questa parte è quella del Covid. Qui abbiamo toccato con mano la sensazione di essere in balia di qualcosa di ignoto e pericoloso. Abbiamo capito cosa significa sentirci fragili, impotenti, incapaci di combattere, e preoccuparci è stata una delle armi migliori che abbiamo sfoderato, perché la preoccupazione ci ha resi vigili, attenti e cauti.

La preoccupazione non ci solleva dai problemi ma ci permette in un certo senso di affrontarli con più consapevolezza.

Purché non lasciamo che quella preoccupazione si trasformi in ansia e paura, facendoci sentire soggiogati e incapaci di reagire.

Preoccuparsi troppo e per qualunque cosa, svilisce il valore della preoccupazione.

Preoccuparci per le persone che amiamo è qualcosa di cui non possiamo fare a meno, ma soffocare le persone che amiamo con le nostre preoccupazioni non risparmierà loro nessuna difficoltà.

Credo che ci sia soltanto una cosa che possiamo fare per evitare che la preoccupazione si trasformi in paura, ed è condividerla con qualcuno che sia disposto ad accoglierla.

Perché può succedere di precipitare dentro un pozzo profondo, ma scoprire che dentro quel pozzo ci stanno altre persone disposte a caricarci sulle loro spalle per aiutarci a venirne fuori, trasformerà la nostra paura in uno strumento di forza anziché di debolezza.

Perciò non siate impauriti come la mia ricotta, imparate a fidarvi, trovatevi persone sincere e generose, che vi abbiano a cuore e cominciate a risalire, vi garantisco che funziona.

Io quando sono caduta nel pozzo, ho fatto così.

19 pensieri su “La ricotta preoccupata

  1. Gessica

    Cara gio, anche io amo condividere le mie pre-occupazioni e davvero aiuta tanto farlo se la persona di fronte a noi sa Accogliere e Ascoltare!!!!!
    Con gli anni sto però cercando anche di darmi la giusta dose di preoccupazioni, perché andavo troppo oltre spesso, e vivevo troppo in ansia, e come giustamente dici tu non va bene. Bisogna imparare come sempre a dosare i giusti ingredienti affinché la ricetta venga buona.
    Proviamoci sempre!!! Ti stringo fortissimo.

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  2. Io ho spesso “le mani di ricotta” a causa dell’ansia e della paura. Condividere paure e preoccupazioni è davvero un antidoto per affrontarle. A volte aiuta a non ingigantirle, altre a scoprire che non sono solo nostre. Tra le mie “preoccupazioni” c’è anche quella di provare a dare il giusto peso, di separare le preoccupazioni su cui concentrarsi da quelle che possono aspettare o possono essere derubricate. A presto e grazie per queste tue condivisioni.

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  3. Da persona previdente quale sono, la preoccupazione mi accompagna sempre e sono d’accordo con te quando dici che “La preoccupazione non ci solleva dai problemi ma ci permette in un certo senso di affrontarli con più consapevolezza.” Da questo punto di vista la trovo una buona dote, oltre a cercare di prevedere ogni aspetto e conseguenza di scelte e situazioni, che mi conforta, cerco spesso di avere un piano B. Salvo quando la preoccupazione diventa ansia, altra accompagnatrice che devo cercare di tenere a bada, ma questo soprattutto quando le cose pare non vadano come mi aspetto.
    E avere qualcuno che possa contenere le nostre preoccupazioni e dividere con noi il peso è sempre buona cosa

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  4. Ho pensato a quale fosse il contrario di preoccupazione. Non è serenità, ma incoscienza. Solo un incosciente può vivere senza preoccupazioni. Anche io assomiglio alla tua ricotta: mi preoccupo, medito e affronto. Credo sia la via più saggia per vivere ogni cosa con serenità.

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  5. Come si fa a non commentare con un titolo così…Grazie per la ricetta e senz’altro sono d’accordo con quanto dici. Io non sono un tipo apprensivo, decisamente, Ma certo che mi preoccupo, eccome: di quello che può succedere ai miei cari, dell’invecchiamento, del pianeta che lasciamo ai nostri nipoti. Quindi direi: preoccupazione costruttiva sì, apprensione e ansietà no. E cerchiamo di andare avanti. Un abbraccio.

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