E’ ora di lasciarlo andare

Pubblicato su Confidenze N. 35 Agosto 2006

Dedicato a tutte quelle mamme che fanno fatica a lasciar andare i propri figli,
perché convinte che nessuna meglio di loro potrà proteggerli e amarli per tutta la vita.
E’ vero che è difficile crederlo, eppure altre mamme prima di noi, l’hanno fatto,
le chiamano suocere…

Apro gli occhi e guardo la sveglia sul comodino. Segna le cinque. So già che non riuscirò a riprendere sonno. Attilio dorme sereno come un bambino accanto a me e mi domando come faccia.
Io sono così arrabbiata, delusa, e frustrata. Sì, frustrata. Perché oggi si sposa mio figlio Fabio, il mio unico, adorato figlio. Il mio dottore, che voleva farsi prete, ma poi ha cambiato idea.

L’onda di ricordi mi travolge come un fiume in piena e non riesco a sottrarmi, o forse non voglio, visto che ormai mi rimangono solo quelli.

A sette anni Fabio faceva già il chierichetto, dopo le elementari è entrato in seminario perché sembrava veramente convinto di diventare prete. Avevo pregato tanto per questa vocazione, ma le mie preghiere ad un certo punto non sono bastate più.

Quando quel pomeriggio di fine Maggio il rettore ha convocato me e mio marito per comunicarci che Fabio aveva cambiato idea, ho sentito come un macigno pesante scagliato di colpo sul  cuore, che toglieva il respiro, le forze, la ragione.

“Mamma, perdonami se ti ho deluso, mi è mancato il coraggio per dirtelo di persona”.

Nonostante tutto ho ringraziato il Signore per questo mio figliolo meraviglioso che aveva solo paura di deludermi.

Poi l’ho abbracciato forte e gli ho sussurrato all’orecchio:”Andrà tutto bene tesoro”.

La sera a letto ho sentito Attilio per la prima volta dirmi quella frase, che ogni tanto ancora  mi ripete: “E’ ora di lasciarlo andare”.

Lasciarlo andare? E dove? Ma soprattutto, se lo lasciassi, cosa ne sarebbe della mia vita?

Mi sono rimboccata le maniche, convinta ancora una volta che senza di me non ce la potesse fare, Fabio si è iscritto alla facoltà di medicina, e sono cominciate le preghiere per i suoi esami, le notti in bianco a portargli del caffè quando lo sentivo ancora alzato, e poi la gioia e la soddisfazione per i suoi risultati, la specializzazione in pediatria perché diceva di amare tanto i bambini,e finalmente il lavoro fisso in ospedale.
Trovava anche il tempo per le visite private, io mi occupavo degli appuntamenti e curavo la parte contabile.
In qualche modo il Signore mi aveva fatto comprendere che andava bene così, perché Fabio era felice e io pure.

Fino a quel giorno di un anno fa in cui per la seconda volta, il mondo mi è crollato addosso. Avevamo organizzato una festa per il suo trentacinquesimo compleanno, invitando parenti e amici e lui sembrava molto contento di questo.

E’stato proprio in quell’occasione che ci ha comunicato che ci avrebbe presentato la sua ragazza.

“Ragazza? Non ci hai mai parlato di una ragazza” ho domandato timidamente.
“A dire il vero sono sei mesi che ci frequentiamo, ma prima di presentarvela volevo essere sicuro dei miei sentimenti.”
“Possiamo sapere almeno come l’hai conosciuta?”
“E’ infermiera, lavoriamo nello stesso ospedale”.
Infermiera? Una semplice infermiera? Non so cosa mi avesse trattenuto dall’urlare la mia delusione.

Ancora adesso a pensarci mi viene quasi da ridere. Come avevo potuto illudermi che la sua professione e la sua famiglia bastassero a riempirgli la vita?

Naturalmente Attilio aveva tentato di ricondurmi alla ragione.

”E’ il suo momento, devi lasciarlo andare questo figlio. Senti, alla fine dell’anno io vado in pensione, cosa ne dici se ci compriamo una casetta al mare e ci trasferiamo là?”.

L’ho guardato come se avessi davanti uno sconosciuto.

“Abbandonare mio figlio in questo momento in cui è così confuso?”
“Non mi pare affatto confuso, anzi, mi pare proprio che non abbia mai avuto le idee tanto chiare come ora” aveva risposto un po’ risentito Attilio.
“Comunque questa ragazza la voglio conoscere prima di aggiungere altro”.
Così ho accettato a malincuore di incontrarla.

Troppo carina, troppo gentile, troppo premurosa. Fin troppo.
Dopo neanche un anno di fidanzamento hanno deciso di sposarsi.

E quel giorno è arrivato. Io proprio non riesco a rassegnarmi all’idea di lasciare mio figlio nelle mani di una sconosciuta.

“Sei sveglia?” la voce di Attilio mi riscuote.
“Come faccio a dormire Attilio? Sono agitata, angosciata, preoccupata”.

“Il matrimonio è a mezzogiorno, cosa farai fino a quell’ ora? E poi vorresti spiegarmi il motivo di tanta angoscia?”

“Lo sto perdendo Attilio, sento che lo sto perdendo” sussurro mentre un groppo mi sale veloce in gola togliendomi il respiro.

Attilio si avvicina e mi abbraccia “Su non esagerare adesso, tutti i figli se ne vanno prima o poi, è naturale, mica li perdiamo, anzi guadagniamo una ragazza carina e dolce; dopotutto anche io ho lasciato mia madre per sposare te, mia bella signora” tenta di ironizzare.

“Non stiamo parlando di te” rispondo offesa “Lei prenderà il mio posto in ogni cosa”.

“Lei si chiama Elena, e tu avresti potuto darle almeno l’opportunità di farsi voler bene, anziché osteggiarla e far soffrire nostro figlio.”

Ormai piango senza ritegno. Lo so che l’ho fatto soffrire in questi ultimi mesi, non ho preso parte ai preparativi del matrimonio, ma il dispiacere era così forte che non riuscivo a fare a meno di comportarmi così. Accidenti.

“Ci ho provato Attilio, Dio solo sa se ci ho provato, lo sai”.

“Lascialo andare, tornerà da te più sereno. Se lo merita. È davvero un bravo ragazzo.”

Mi stringo forte a lui, con un gran bisogno di essere rincuorata, di sentirmi ripetere che non perderò mai l’amore di mio figlio.
La mattinata scorre via veloce, Fabio fa colazione e poi scappa perché dice di avere appuntamento con il barbiere, deve sentire il fioraio per verificare che tutto sia a posto e poi sentire il parroco.
I parenti arriveranno tra poco, vado in camera mia e comincio a vestirmi  controvoglia: collant nuove, body, camicetta bianca e il tailleur nero indossato il giorno della laurea.
A che sarebbe servito comprarmi qualcosa di nuovo se dentro mi sento così vecchia e stanca?

Mentre rimugino sui miei pensieri sento suonare il campanello.

“Chi può essere tanto maleducato da arrivare a quest’ora?” penso scocciata.

Sento la voce arzilla di Marta, la mia amica carissima che mi raggiunge  con una borsa voluminosa in mano.

“Mia cara vedo che sei già vestita, sono arrivata giusto in tempo”

“In tempo per cosa Marta?”

“Ma naturalmente per il trucco e i capelli, non vorrai andare in chiesa con quel viso slavato e quei capelli mosci? Su avanti, lascia che ti dia una sistematina, vedrai come ti farò bella”.
Sono così affranta che non riesco di nuovo a trattenere le lacrime.

“Cara per l’amor del cielo cosa ti succede?”

“Oh Marta, il mio Fabio sta per lasciarmi  ed io non riesco a provare altro che disperazione. Come farò senza di lui?”

Marta mi guarda stupita, sapeva di questo mio attaccamento a Fabio ma forse non immaginava fosse così esclusivo.

“Ma cosa stai dicendo? Dimmi la verità avresti preferito tenerti in casa un ragazzo infelice, senza una famiglia, negandogli la possibilità di avere magari dei bambini? Sii ragionevole, ha trovato una ragazza meravigliosa dovresti essere felice per lui, non disperata!”

“Siamo noi la sua famiglia”.

“Certo lo so, ma lui è veramente innamorato di Elena, anche le mie figlie dicono che formano una coppia stupenda”.

“Sai che coppia, un’infermiera e un medico!”

“Adesso smettila di dire sciocchezze, siediti che ti sistemo i capelli. Elena è una brava ragazza, non è solo un’infermiera, sapevi ad esempio che fa parte di un’associazione che assiste i malati terminali?”
“Quale associazione? Fabio non me ne ha mai parlato?” la notizia mi coglie mio malgrado di sorpresa.
“E quando lo trova il tempo per fare questa cosa?”
“Nei momenti liberi, quando non ha il turno in ospedale. Tutti la conoscono al centro e le vogliono bene, perché è molto sensibile verso gli  ammalati”.
Certo non mi stupisce che Fabio si sia innamorato di una ragazza così, insomma, non sarebbe stato da lui sposare una qualunque.

Quante volte mi ha chiesto di incontrarla per poterla conoscere meglio e io sempre a trovare mille scuse per rimandare.
Adesso sento che dentro di me lo sconforto piano piano si scioglie, lasciando spazio   a un gran disagio, quasi una fatica di vivere.
Mi aspettavo comprensione e conforto per questo difficile momento che sto vivendo, e invece le persone che più amo la pensano in maniera diversa, totalmente diversa.

“Et voilà! Cosa ne pensi?” Marta mi mette davanti uno specchio e l’immagine che ritorna è quella di una donna tutto sommato ancora piacevole.

“Grazie Marta hai fatto un lavoro egregio, devo ammetterlo, spero solo di non far colare tutto il mascara a causa delle lacrime”.

“Su quante storie, basta lacrime, è tempo di sorrisi ora.”

L’ingresso di  Attilio in camera si preannuncia con un fischio prolungato.

“Scusate il disturbo, ma questa affascinante signora è forse mia moglie?”

Marta mi strizza l’occhio e se ne va.

Attilio spalanca le braccia ed esclama “Sei bellissima”.

“Smettila Attilio, gli invitati stanno arrivando” rispondo, ma mio malgrado sorrido compiaciuta.

L’arrivo di Fabio che si veste di corsa, poi dei parenti mette fine ai miei pensieri, ci sono tante cose da fare e poi finalmente, andiamo in chiesa.
Salgo sull’auto accanto a lui che mi sorride e domanda: “Emozionata mamma?”
“Sto bene figliolo” mi limito a sussurrare.
“Mamma tu sai che sei la prima donna che ho amato di più nella mia vita vero?”
Taci, ti prego, taci.
“Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore, e se vorrai fare spazio anche a Elena, ci staremo in due”.
Al diavolo il mascara penso mentre sento gli occhi riempirsi di lacrime.
“Fabio tesoro, mi dispiace tanto, sono un’egoista lo so, è che ho così paura di perderti”.
“Lo so mamma, lo so, andrà tutto bene vedrai. Ora andiamo”.

Mentre percorro la navata della chiesa sorreggendomi al braccio di mio figlio, non posso fare a meno di sorridere e ripensare a questa frase che gli ho ripetuto un’infinità di volte per infondergli coraggio e rassicurarlo.
Andrà tutto bene, oggi ripete lui a me.
Di quali parole bizzarre si serve talvolta la vita per farci comprendere piccole verità. Cammino adagio e ogni passo è come una zavorra di pensieri e sentimenti difficili che mi lascio alle spalle.
Forse ho la possibilità di recuperare il tempo perduto, di cominciare ad amare questo figlio senza egoismo, ma con l’affetto puro e semplice di cui solo una mamma è capace.

Come ho potuto pensare che l’amore mi dividesse da lui?

Arrivati all’altare lui mi bacia teneramente e mi accompagna da Attilio, che cerca inutilmente di darsi un contegno.

Mi sorride, mi prende le mani, poi lo sento sussurrare qualcosa al mio orecchio: “Che dici lo lasciamo andare questo figliolo?”

Faccio segno di sì, con la testa, di più non riesco a dire.

La musica nuziale mi costringe a voltarmi per vedere Elena che avanza lentamente al braccio di suo padre.
Sorride serena e ha occhi solo per Fabio.
Quando lo raggiunge, vedo i loro sguardi incontrarsi e comprendo per la prima volta la grandezza del loro amore.
Lui le parla e lei mi guarda incerta.

Alzo la mano e la saluto sorridendo.

Andrà tutto bene, d’ora in poi.

Guardo Attilio, mi commuovo un’ultima volta, ma le mie lacrime non sono più di dolore.

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