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Gira il mondo gira

Non so perché, ma nei momenti più faticosi della mia vita, ho sempre sperato che a un certo punto  il mondo smettesse di girare e mi concedesse una tregua, per abituarmi al dolore, al cambiamento, alla fatica di stare al passo.

L’ho pensato cinque anni fa in un giorno di aprile come oggi, quando la malattia di mio marito è entrata con prepotenza  nelle nostre vite.

L’ho pensato di nuovo tre anni fa, quando dentro una pandemia mondiale, ho aperto questo blog, quasi a convincermi in qualche modo che ricercare la normalità, avrebbe rimesso a posto ogni cosa.

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La forza dell’abitudine

Esco ogni mattina con il mio cane, camminiamo nei campi, nei prati, sempre immersi nella natura, eppure sono talmente abituata ai paesaggi che incontro e talmente presa dai miei pensieri che quasi nemmeno mi stavo accorgendo della primavera che avanza imperterrita, per fortuna.

La nostra vita è scandita da gesti abitudinari, da una routine talmente perfetta e confortevole che ci permette di concentrare innumerevoli attività dentro ogni giorno, che se dovesse venire a mancare, ci lascerebbe un po’ con la sensazione di fare fatica a rimanere a galla in mare aperto.

La chiamano la forza dell’abitudine.

Ma cosa significa abitudine?

“Tendenza a ripetere una determinata azione, a rinnovare una determinata esperienza fino a trasformarla in un comportamento consolidato, spesso inconscio e automatico”.

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Tre giorni a Budapest ovvero ascoltare le buone ispirazioni

Se c’è una lezione che ho imparato dal mio amato parroco dell’infanzia don Natale Beretta, e che non ho mai dimenticato, è che bisogna sempre ascoltare le buone ispirazioni.

Il termine ispirazione significa letteralmente “respirare su”, e i greci credevano che le persone ispirate, venissero in contatto con i pensieri di Dio.

“Illuminazione divina che apre la mente dell’uomo alla verità e lo guida a ben operare”. 

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