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Il cammino di Carlo Magno: che fantastica storia è la vita

Non so se capita anche voi, ma qualche volta io prendo e scappo.

Anche se poi torno.

Perché la verità è che nonostante sia innamorata della mia vita quotidiana, ogni tanto sento l’urgenza di allontanarmi da essa, dalla fatica e dall’assiduità che mi richiede certi giorni stare dentro ruoli belli ma impegnativi.

Mi allontano quel tanto che basta, fino a quando il desiderio di fare ritorno mi solletica il cuore. Torno e riprendo da dove ho lasciato, con rinnovato entusiasmo.

La modalità che scelgo per andare è quella del cammino, non so perché, esistono molti modi per mettersi in viaggio, forse più comodi, più confortevoli, più sicuri, ma ciò che provo quando metto un piede davanti all’altro affidando la mia sicurezza a due bastoncini da trekking, quando sento il peso dello zaino sulle spalle, quando in salita il fiato si fa corto, quando capisco che posso fare solo affidamento su me stessa e sulle mie forze per arrivare alla meta, è qualcosa di inestimabile valore.

Lo faccio per non dimenticare che sono ancora viva e per questo immensamente grata.

Questa volta mi sono cimentata con le prime quattro tappe del https://www.camminodicarlomagno.it/

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Come una calamita, in viaggio verso casa

“Perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte.”
Alessandro Baricco

Care amiche bentrovate. Oggi desidero raccontarvi del viaggio che ho fatto durante gli ultimi giorni di agosto, un po’ diverso dai miei cammini di cui già conoscete le storie.

E’ un viaggio cominciato un po’ per caso, al quale ho cominciato a pensare da quando l’Associazione Amici dell’hospice e dell’ospedale di Eboli mi ha regalato un cofanetto emozione3 per essermi classificata prima al concorso “Le parole che non ho detto”, lo ricordate?

Siccome comprendeva due pernottamenti e due colazioni, non potevo costruirci sopra un cammino perché mi avrebbe costretto in qualche modo a fare ritorno per la seconda notte sempre nello stesso luogo.

Ci ho pensato tanto a dove sarei potuta approdare e alla fine ho lasciato che fosse la sorte a decidere per me.

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Il cammino di Oropa in tre giorni: quando la fatica stempera il dolore

Non c’è tristezza che, camminando, non si attenui e lentamente si sciolga.
Romano Battaglia
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Certi giorni spezzano le gambe e tolgono il respiro come quando si sale in vetta.
E’ da giorni così che scappo, anche se poi torno.

La fuga che preferisco in assoluto è quella che faccio quando intraprendo un cammino.

Lo scorso anno avevo affrontato la via Francisca del Lucomagno, scoprendo nella modalità della camminata una carica e una forza che non avevo mai sperimentato prima.

Quest’anno invece ho scelto il Cammino di Oropa e ne sono rimasta letteralmente rapita.

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