MONUMENTO AI CADUTI DEL CORONAVIRUS

PER NON DIMENTICARE

Se c’è qualcosa che non è mai venuto a mancare in questo tempo di coronavirus, sono stati i numeri: in crescita, in calo, portatori di ansia e di speranza a giorni alterni.

Ce ne siamo nutriti per illuderci di poter in qualche modo tenere sotto controllo lo tsunami che ci ha investito.

Ma ora che lentamente, molto lentamente, sono in discesa, come in ogni guerra che si rispetti, arriva inesorabile la conta dei caduti, e di molti di loro, ci accorgiamo di non conoscere neppure il nome.

Si avvicina il 25 Aprile e il pensiero corre ai nostri soldati caduti in guerra, per i quali sono stati eretti monumenti allo scopo di celebrarne il coraggio e il valore, di dare senso al loro sacrificio.

Monumenti eretti per creare un riconoscimento comunitario, affinché non venissero ricordati nel tempo soltanto per aver compiuto qualcosa di profondamente significativo, ma soprattutto per dare loro un’identità, un nome e un cognome da non dimenticare.

Penso alle vittime di questa guerra dentro la quale nostro malgrado ci siamo ritrovati a combattere,  e penso a chi è mancato in silenzio, senza un necrologio, una cerimonia funebre di commiato e di ricordo, senza un pensiero o un preghiera comunitaria.

Ci penso e non mi do pace.

Per favore, diamo un nome e un volto a queste persone.

I decessi nelle case di riposo sono occasione di scontro politico, di ricerca di colpe e responsabilità, senza pensare che prima di divenire numeri, queste persone sono state padri, madri, nonni, persone che hanno fatto la storia, e hanno lavorato sodo per fare bello il presente in cui viviamo.

Per favore diamo un nome e un volto a queste persone.

Che ci sia concesso il privilegio di ricordarli e salutarli con il rispetto e la dignità che meritano.

Raccontateceli con nostalgia e rimpianto, permettete alla comunità di stringerli in un grande abbraccio, di erigere un monumento di solidarietà e partecipazione.

Per favore diamo un nome e un volto a queste persone.

Per non dimenticare.