In questi tiepidi giorni di autunno mi sto occupando di un’incombenza alla quale non posso sottrarmi: la raccolta delle foglie secche di cui il mio giardino si riempie inevitabilmente ogni anno (ve li ricordate i miei castagni?)
Mentre mi dedicavo a questa attività lenta e ripetitiva, mi sono messa un po’a pensare a questo lockdown dentro il quale siamo precipitati di nuovo. Pensavo che in fondo somigliamo un po’ tutti quanti a queste foglie, viviamo vicini gli uni agli altri, cercando tuttavia di stare un passo indietro per timore, per obbligo, per buon senso e comunicare dietro una mascherina è davvero faticoso. Foglie apparentemente simili tra loro, eppure profondamente uniche e irripetibili, ciascuna con la propria storia e in fondo, con la propria solitudine.
Per coloro che non hanno sospeso le attività lavorative o scolastiche, la vita seppur con sacrificio prosegue sullo stesso binario, ma per molti altri e penso in particolare alle persone fragili, malate o anziane, il mondo con i suoi affetti e i suoi legami, ancora una volta è stato chiuso fuori da casa. Le giornate si sono fatte di nuovo lunghe e le ore trascorrono lente, in attesa di una telefonata che possa alleggerire il peso dell’isolamento.
Ma c’è un gesto prezioso che ciascuno di noi potrebbe compiere con poca fatica.
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