In evidenza

Cento Natali senza di te

Mancherai per sempre.
Mancherai anche quando pensarti non farà più così male.
Mancherai anche quando la felicità tornerà

a pizzicarmi il cuore.
Mancherai anche quando il mio corpo smetterà di desiderarti.
Mancherai anche quando la memoria beffarda mi farà
dimenticare il suono della tua voce e

sbiadirà i contorni del tuo viso.
Mancherai anche tra cento anni,

perché il vuoto che hai lasciato è incolmabile,
per quanto io mi sforzi di riempirlo.
Ma se sarò capace di trovare un nuovo significato

ai cento Natali che verranno dopo di te,
forse farà un po’ meno male ogni volta.

“L’amore non si butta”

In evidenza

L’amore non si butta: ricominciare a ogni età

Accettare che non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro, ma che possiamo adoperarci affinché somigli il più possibile a ciò che avevamo sognato, salvo essere pronti ad adattarci nel caso qualcosa andasse storto. Perché quello storto lì, a volte, è molto più dritto di quanto non avremmo mai immaginato. Sarà una vita zoppa, manchevole, amputata, ma sarà pur sempre vita, sarà pur sempre quel contenitore svuotato di tanta bellezza dove, per assurdo, si è creato un nuovo spazio da riempire con altrettanto splendore.
L’ amore non si butta

Nelle scorse settimane ho avuto il privilegio di presentare il mio libro “L’ amore non si butta”  a due gruppi davvero speciali: Allenalamente di Olgiate Molgora e lo Spazio Anziani di Montevecchia.

Questi gruppi sono composti da persone anziane che si ritrovano una volta la settimana per trascorrere insieme del tempo di qualità e combattere la solitudine.
Sono coordinati dalla bravissima Silvia Tricarico, operatrice sanitaria che con grande passione, è riuscita a creare uno spazio accogliente, dove ci si sente ascoltati, compresi e valorizzati.

Durante il nostro incontro, ho condiviso la mia esperienza di lutto con loro raccontando di come, dopo la morte di una persona cara, sia possibile ritrovare la forza di vivere, anche quando sembra che il mondo intorno a noi si stia sgretolando.
Ma quando mi sono messa in ascolto delle loro testimonianze, così intense e commoventi, mi sono resa conto di quanto sia ancora più faticoso provare a ricominciare quando l’età è avanzata.

Il lutto è sempre un tema delicato da affrontare, ma lo è ancor di più se riguarda persone anziane che spesso devono fare i conti con la perdita di un amore dopo una vita intera condivisa o addirittura di un figlio venuto a mancare ancora giovane.
Per loro, il lutto non è soltanto la morte di una persona amata, ma anche la fine di una parte di sé.
Molti fanno fatica a parlare del proprio dolore per tante ragioni.
Perché la generazione a cui appartengono ha insegnato loro che la sofferenza è un fardello di cui non potersi lamentare, perché non è opportuno appesantire i propri cari con la tristezza, e perché è meglio tacere piuttosto che correre il rischio di non essere compresi.

Quell’assenza, li priva anche di una routine rassicurante, fatta di piccoli gesti quotidiani, di parole gentili e rimproveri affettuosi, sempre colmi della presenza dell’altro. E quando tutto questo scompare, la solitudine diventa insopportabile.
Si fa fatica a guardare avanti quando tutto richiama il passato, quando i ricordi sono così lucidi e vivi che ti pare di viverci dentro ancora e ancora come le scene di un film che non smetteresti mai di riguardare.
Ti dicono di andare avanti a piccoli passi, ma ogni passo è una fatica enorme.
Cosa rimane?
Rimane una visita quotidiana al cimitero, nel tentativo di trovare un po’ di conforto,  una foto sul comodino, alla quale confidare segreti che in vita non si era mai osato raccontare e dispiacersi un po’ per questo e poi rimangono loro, i ricordi, che non solo danno un senso a ciò che è stato, ma aiutano a mantenere vivo un legame che ha cessato di esistere.

E quando comincia un nuovo giorno, si torna nell’orto, si va a trovare i nipoti, si fa la spesa, si esce per una passeggiata, perché alla fine ricominciare non significa riempire completamente il vuoto lasciato dalla perdita, ma andare alla ricerca di nuove modalità che insegnino come convivere con il dolore: concedersi spazio per la tristezza e, allo stesso tempo, permettersi di riconoscere e accogliere i momenti di serenità che ancora possono arrivare.

Pensa un po’: mi sono presentata a loro con il mio libro tra le mani e la pretesa di raccontare qualcosa, e me ne sono tornata a casa con le tasche piene di saggezza e il cuore colmo di una tenerezza infinita e di un’immensa gratitudine.

Accade anche questo quando parlo del mio libro.

L’ amore non si butta

In evidenza

Un libro in viaggio: “L’amore non si butta” in dono agli scaffali delle biblioteche

Abbiamo una casa piena di libri.
Mio marito amava acquistarli: diceva che voleva possederli, annusarli, poterli tornare e ritornare a leggere in qualunque momento.
Ho perso il conto delle volte in cui, parlando di un libro, lui scompariva un attimo e tornava con il volume in mano, certo di trovarlo al primo colpo nello scaffale giusto della libreria.
Dopo la musica, era il suo modo di abitare il mondo: circondarsi di parole.
Io invece sono cresciuta a pane e biblioteca.
Non so dire quanti libri abbia preso in prestito nella mia vita, ma ricordo esattamente la felicità luminosa che provavo tornando a casa con la borsa piena, impaziente di tuffarmi nella lettura.
E’ stato naturale per i miei figli seguire le mie orme: fin da piccoli li ho abituati alle uscite in biblioteca, ed era sempre una festa.
Ricordo ancora le loro manine che sfioravano le copertine colorate, le vocine che chiedevano: “Quanti possiamo prenderne?”
In biblioteca abbiamo attraversato fasi, età, passioni: i dinosauri, i camion dei pompieri, le principesse Disney… Libri che poi a casa leggevamo e rileggevamo fino a impararli a memoria.
Ancora oggi, quando mi capita di entrare e vedere l’angolo per i bambini pieno di genitori seduti per terra accanto ai loro figli, mi prende una infinita nostalgia.
Forse è anche per questo che da autrice, ho deciso di donare una copia del mio libro L’amore non si butta alle biblioteche che ne hanno fatto richiesta.
Un gesto che chiude un cerchio: restituire a quei luoghi ciò che ho ricevuto lungo gli anni.
Sapere che il mio libro potrà essere letto portando un po’ di serenità a chi ne avrà bisogno ha per me un valore immenso.
Penso al viaggio che farà, alle persone che lo apriranno per caso, per necessità, o per nostalgia e mi emoziono.
Mi emoziona anche l’idea di presentarlo proprio lì, nelle biblioteche: spazi gentili dove ognuno può raccontarsi senza paura e ascoltare senza fretta, luoghi che da sempre proteggono le storie, e a volte proteggono anche chi le legge.
Per questo sono grata alle biblioteche, e soprattutto alle bibliotecarie: custodi di mondi silenziosi che con gentilezza e competenza accolgono, ascoltano, consigliano.
E voi, amiche?
Avete una biblioteca del cuore?
la mia è questa 💚💚
https://lecco.biblioteche.it/opac/search/lst?q=l%27amore+non+si+butta
Sto organizzando un calendario di presentazioni del mio libro proprio nelle biblioteche del mio territorio.
Spero tanto di incontrarvi 😍😍😍.
A presto con date e luoghi!

“Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca.”
Jorge Luis Borges