Pubblicato su Confidenze N. 36 Settembre 2007
Non basta amare un figlio per renderlo felice,
ma è necessario rispettare le sue scelte,
pur sapendo che potrebbe sbagliare.
Dedicato a tutte le zie del mondo, guai se non ci fossero.
“Ciao Giudy sei in partenza?”
Mentre carico il trolley in auto, non ho bisogno di voltarmi per sapere che è la mia vicina a farmi questa domanda.
“Sì Antonia, vado qualche giorno da mio fratello, perché si laurea mia nipote Aurora”.
Io vivo e lavoro a Lecco, mentre Guido, mio fratello gemello al quale sono legatissima, si è trasferito in Valtellina quando ha sposato Adele.
Salgo in macchina e via, mi aspetta un bel viaggio, ma conto di arrivare per l’ora di cena.
Mio fratello e sua moglie vivono in una graziosa villetta in fondo al paese, Guido è medico condotto, mentre Adele ha messo in un cassetto la sua laurea in architettura per seguire i loro tre figli: i gemelli Alberto e Aurora che hanno 25 anni, e la piccola Amina che compie 15 anni il mese prossimo.
Alberto studia per diventare medico come suo papà, ma la strada è ancora lunga, mentre Aurora si laurea in Farmacia. Amina è la mia prediletta, mi somiglia anche fisicamente e le ho fatto da madrina quando è stata battezzata.
Io sono assistente sociale e amo molto questo lavoro che assorbe gran parte della mia giornata e purtroppo anche della mia vita. Ho passato la cinquantina da un pezzo e sto cominciando a rassegnarmi alla mia condizione di single.
Tutto l’amore che mi è rimasto dentro, l’ho riversato sui miei nipoti, e oggi sono la mia ragione di vita anche se li vedo poche volte all’anno.
Lo squillo del cellulare mi distoglie dai pensieri.
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