Avevamo ancora i figli piccoli quando mio marito una sera è tornato dall’ufficio con due piccole piante di castagno.
“Cosa ne facciamo?” avevo chiesto perplessa.
“Le piantiamo in giardino”.
Oggi quelle piccole piante sono diventati due alberi che in questo periodo traboccano di castagne che io amo, ma che ahimè nuocciono alla mia pancia e a quella dei miei familiari.
Eppure ogni anno la storia si ripete: le raccolgo, mi dico stavolta resisto e poi inevitabilmente le faccio lesse o caldarroste salvo poi annegare nei sensi di colpa quando tutti quanti, dopo averle mangiate, si lamentano.
A volte compiamo dei gesti sapendo che produrranno conseguenze spiacevoli, ma perseveriamo, chissà perché.
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