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Le cene d’estate

Abbiamo un piccolo pergolato che mio marito adorava.

Appena la bella stagione si profilava, anzi qualche volta anche prima, con indosso una felpa o un golfino, si cenava fuori.

Usciva dall’ufficio, si metteva in auto e mi chiamava: “Ceniamo sul pergolato stasera?”

Era la sua maniera di sentirsi già un po’ a casa, perché il viaggio di ritorno non era tanto breve.

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I pomeriggi perfetti e le buone letture

Qualche volta succede.

Ci sono un insieme di circostanze che rendono possibile il pomeriggio perfetto.

A me accade d’estate, quando sono più libera dagli impegni.

La casa è apparentemente pulita, gli animali sonnecchiano pigramente, l’erba del giardino è tagliata, non c’è fretta di preparare la cena, fa caldo ma nemmeno troppo , mi guardo in giro e mi dico perché no?

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Sensi di colpa vendesi

Avevamo ancora i figli piccoli quando mio marito una sera è tornato dall’ufficio con due piccole piante di castagno.

“Cosa ne facciamo?” avevo chiesto perplessa.

“Le piantiamo in giardino”.

Oggi quelle piccole piante sono diventati due alberi che in questo periodo traboccano di castagne che io amo, ma che ahimè nuocciono alla mia pancia e a quella dei miei familiari.

Eppure ogni anno la storia si ripete: le raccolgo, mi dico stavolta resisto e poi inevitabilmente le faccio lesse o caldarroste salvo poi annegare nei sensi di colpa quando tutti quanti, dopo averle mangiate, si lamentano.

A volte compiamo dei gesti sapendo che produrranno conseguenze spiacevoli, ma perseveriamo, chissà perché.

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