Chi fermerà la musica?

I CONTENUTI DEL MIO BLOG: CONCORSI LETTERARI

Concorso 88.00 YOWRAS Editrice

Gennaio 2017

Dedicato a chi non si perde la settimana del Festival di Sanremo cadesse il mondo, e soprattutto a chi coglie l’occasione per stare con gli amici e guarire ferite dolorose, perché la leggerezza di una canzone, è sempre un balsamo per il cuore

CHI FERMERA’ LA MUSICA

Può finire una storia perfetta?

Certo che no, anzi, essendo per definizione perfetta, mi aspettavo che durasse per sempre. Per questo continuo a domandarmi perché te ne sei andata. Mi guardo allo specchio e l’immagine che mi rimanda è quella di un uomo incredulo, che non si capacita di ciò che gli è accaduto. Com’è che qualcuno che ti aveva fatto scoprire di avere un cuore, poi di colpo te l’ha spaccato in due senza troppe spiegazioni? 

Com’è possibile svegliarsi una mattina qualunque, fatta di quella faticosa ma confortevole quotidianità che da un senso anche alle giornate più grigie, e giungere a sera di quello stesso giorno, con il respiro corto per l’angoscia, e la gola chiusa per il dolore?

Come si fa a non morire d’amore?

Io non ce la faccio giuro.

Tre anni d’amore, una seria intenzione di cominciare una convivenza, parole una sopra all’altra, sussurrate nella notte, rubate al telefono, chattate in conversazioni on line, urlate nei momenti di rabbia, parole importanti come futuro, figli, per sempre. Parole che hanno costruito una pira e poi, hanno preso fuoco in un istante, incenerendo i miei giorni. Com’è possibile che io non abbia mai colto nessun segnale, che non abbia capito che qualcosa non andava.

Ti ho trascurata?

Forse il declino è cominciato quando ho dimenticato il nostro anniversario. Maledetto quel giorno che non mi ha acceso una luce nella mente, che non mi ha portato davanti a un fiorista o una pasticceria.

Dici che non c’è un altro, che semplicemente l’amore finisce e bisogna farsene una ragione. Ma se l’amore finisce soltanto per metà, la metà che rimane come fa ad andare avanti?

Il suono del campanello mi distoglie per un momento dai pensieri cupi che in questi giorni mi tormentano. Apro la porta e vedo una confezione di sei bottiglie di birra che ondeggia davanti ai miei occhi.

“Amico? Sei pronto? Sono un po’ in anticipo ma mi son detto scambiamo due parole che diamine, ormai ti vedo sempre meno preso come sei… Ehi che accidenti hai combinato? Cos’è quella faccia?”

So cosa vede Rodolfo, mio vecchio amico fin dai tempi dell’università: sono tre giorni che non esco di casa, ho la barba lunga e gli occhi iniettati di sangue per le continue notti insonni.

Mi passo una mano tra i capelli sporchi e lo guardo tristemente.

“Silvia mi ha lasciato”.

Nonostante sia uomo di mondo, che non si lascia scalfire da nulla, prima di tirare fuori la sua battuta immediata, io che lo conosco bene, riesco a leggere nei suoi occhi una punta di incredulità. “Ti sembra il caso di ridurti così per colpa di una donna? Dico ma ti sei visto? Sembri Chewbecca di Star Wars!”.
“Rudy sto a pezzi non puoi immaginare, ero sicuro che l’avrei sposata, ci avevo creduto davvero che era la donna della mia vita”.
Mi vergogno a dirlo ma mi sale un groppo in gola mentre gli dico queste cose.
“Aaahhhh storie, non esiste l’amore eterno, dai retta a me. Vedrai che cinque serate di festival di Sanremo e della buona birra ti faranno cambiare idea” risponde facendomi l’occhiolino.
“Il Festival? No Rudy me ne ero completamente dimenticato, proprio stasera non ne ho voglia…” Naturalmente non mi ascolta nemmeno e si dirige in salotto per accendere la tivù. Il Festival di Sanremo, è un rito dai tempi dell’università, cadesse il mondo ci troviamo a guardarlo ogni anno, tutta la settimana, ogni santa sera. Non so come ho potuto dimenticarlo. Si vede che proprio non ci sono con la testa. Tanto vale che mi sieda, so che non cambierà idea.
“Non crederai di sederti vicino a me conciato in quel modo? Sai cosa facciamo? Adesso tu ti infili sotto la doccia e ci rimani per lungo tempo, ti radi quella barba da clochard, io nel frattempo do una sistemata a questo casino di casa, preparo due panini sperando che il tuo frigo non sia come il tuo stomaco e poi ci mettiamo sul divano e vedrai che andrà tutto bene”.
Andrà tutto bene. E’ la frase della speranza che ci ripetiamo sempre quando qualcosa non va, un esame andato male, un colloquio di lavoro, un amore finito. Sospiro e mi infilo in bagno. Quando ne esco in effetti mi sento meglio e sentendo il profumo che aleggia per la casa, direi che ho quasi fame .
“Di panini nemmeno l’ombra, ho rimediato due spaghetti al sugo”.

Poi ha inizio la kermesse musicale.

Io amo la musica in generale, ma per quella italiana ho una vera passione, e stasera, da Enrico Ruggeri, agli Stadio, da Patty Pravo a Noemi, mi lascio trasportare cercando di non pensare a quanto schifo faccia la mia vita in questo momento.

“Chi fermerà la musica?” cantavano i Pooh e quanta ragione avevano.

Io con la musica ho riso, pianto, ballato, incontrato e perduto amici e amori. Sono nato con la generazione di Baglioni, Battisti, De Gregori, Bennato e ogni momento importante della mia vita è stato segnato da una canzone. E’ stato suonando la Canzone del sole durante l’ora di musica alle medie che ho fatto innamorare una compagna di scuola.

A Rimini durante la prima vera vacanza della mia vita, mi sono perdutamente innamorato, e  c’erano le parole di “Questo piccolo grande amore” a suggellare quel momento.

Ho dedicato A te di Jovanotti a Silvia dopo soli tre giorni che stavamo insieme.

Non sono mai stato un grande poeta, ma i cantautori mi hanno sempre aiutato a trovare le parole adatte per esprimere uno stato d’animo.

Quando è morto mio padre, un’amica mi ha fatto scoprire Viaggio con te della Pausini “E così sempre di più somiglio a te, nei tuoi sorrisi e nelle lacrime
Ho imparato il tuo coraggio, e ho imparato ad amare e credere”
e l’ho ascoltata fino alla nausea trovandoci un grande conforto.

Siamo rimasti in silenzio per un bel po’, Rudy e io, ma quando Elton John ha attaccato con Your song, è stata una liberazione: abbiamo cominciato a cantare a squarciagola, incuranti dell’ora ormai tarda. Mi è sembrato di poter buttare fuori tutta l’amarezza e la delusione per un amore che sembrava destinato per sempre.

Quasi non sento nemmeno il suono del campanello.

Apro la porta e mi trovo davanti una giovane donna che ha un aspetto familiare.

“Senti io abito da poche settimane sopra il tuo appartamento, mi spiace disturbarti, ma ho una bimba di due anni che sta dormendo, quindi ti pregherei di abbassare il volume della tivù se possibile”.

Oddio che imbarazzo, ecco chi è: la mia vicina di casa.

“Ah scusami scusami tanto , io e il mio amico ci siamo lasciati sopraffare dall’emozione. Ora abbasso subito. Scusami anche con tuo marito.

“Un marito non ce l’ho, ma grazie lo stesso”.

Rimango di sasso. Torno da Rudy ma è troppo preso dalla musica per darmi retta. Quando Rudy se ne va, mi pare di buonumore.

“Giacomo, dì la verità, che stai meglio. Cosa dici ci rivediamo domani?”

“Perché mi sento molto ricco e
molto meno infelice
e vedo anche quando c’e’ poca luce
con un amico in più
con il mio amico in più”

Rudy mi fa pensare a Cocciante, a quella canzone sull’amico che stasera calza a pennello su quest’uomo barbuto e capellone, che lo so, per me ci sarà sempre.

“A domani amico”.

Mi addormento stranamente sereno e non mi esce dalla mente la vicina di casa. La mattina dopo incuriosito mi fermo dalla portinaia per indagare. Scopro che vive sola con la bambina, è molto riservata.

Decido di farmi perdonare. Prima che arrivi Rudy salgo al piano di sopra e suono il campanello. Quando apre la porta, ha in braccio una splendida bimba con dei capelli rosso fuoco. Anche la mamma è carina, non me ne ero accorto. Le do i pasticcini e mi scuso di nuovo, poi mi presento.

“Nessun problema, io mi chiamo Clara, scusami tu ma faccio una fatica ad addormentarla e temevo che si svegliasse”.

Scopro che anche a lei piace Sanremo e la invito una di queste sere, a raggiungerci, pur sapendo che non sarà tanto fattibile la cosa. Scendo le scale e mi sento stranamente leggero. Sera dopo sera, avviene il cambiamento.

Il cuore è sempre a pezzi, ma lentamente mi torna la voglia di andare avanti. Ricorderò questo Sanremo come quello della rinascita. Rudy mi guarda di traverso capisco che ha capito che non morirò d’amore nemmeno questa volta.

Che non si muore per amore,
è una gran bella verità

Battisti docet.

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