Come un giardino che si dona senza nulla pretendere in cambio

Care amiche

oggi ritorno a voi con un articolo che avevo postato due estati fa, in cui raccontavo di quanto mi senta fiera e felice di abitare in una casa con un po’ di giardino, perché è anche grazie a lui, se riesco, faticosamente, a ritagliarmi spazi di serenità dentro i quali abitare.

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La via dei terrazzamenti, sfidare i nostri limiti senza necessariamente superarli

Ce l’abbiamo tutti nel cuore una ricorrenza con la quale dobbiamo, nostro malgrado, fare i conti almeno una volta l’anno.

Non vediamo l’ora che arrivi e che passi.

La mia ricorrenza più impegnativa, è l’anniversario della perdita di mio marito.

Non so perché, ce ne sono sicuramente altre più complicate da attraversare, anniversari, compleanni, celebrazioni, ma quando si avvicina questo giorno, l’unica cosa che riesco a fare è fuggire, allontanarmi per qualche giorno da quel dolore lacerante che ho provato quel 29 maggio di tre anni fa.

Per questo ancora una volta mi sono cimentata in un cammino, e che cammino, amiche mie, faticoso, faticosissimo, ma bello da togliere il fiato.

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P come parola, P come potenza

Questa settimana sono stata costretta mio malgrado a salutare due donne speciali.

Le persone che vedete accanto a me in questa foto si chiamano Anzhelika e Anton, sono rispettivamente figlia e nipote della cara Raissa, la badante che accudisce mia suocera da diversi anni.

Loro vivevano in Ucraina, Anzhelika  aveva un lavoro, Anton aveva appena terminato gli studi a Varsavia e si era da poco laureato. Era tornato a casa per cercare un lavoro e stare vicino a sua madre, che il papà l’ha perso quando era ancora piccolo.

Sembra una storia familiare simile alle nostre, con la differenza che quasi un anno fa, a questa famiglia come a tante altre, la guerra ha spazzato via tutto in un momento: casa, lavoro, sogni, speranze, futuro, lasciando in cambio soltanto paura e disperazione.

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