pubblicata su Confidenze n. 33 Agosto 2010
Dedicata alla mia amica Paola,
gattara fin dentro l’anima, persona speciale
che 12 anni fa mi ha fatto quel grande regalo che è la mia Bijoux
Questa è una storia che parla di gatti.
Quindi se non vi piacciono i gatti o non volete leggere storie inverosimili che raccontano fino a dove possa spingersi un umano che ama questi animali, meglio che lasciate perdere.
Tutto è cominciato qualche settimana fa davanti ai voti finali esposti a scuola.
Io ero disperata. Debito di matematica. Fino all’ultimo ho sperato di cavarmela, non credevo proprio che la mia prof. volesse punirmi in questo modo.
Ero in compagnia della mia amica Arianna che cercava di farmi coraggio e mi veniva così da piangere che avevo paura di scoppiare in lacrime davanti a tutti gli altri studenti. Niente vacanza a Friburgo con le mie compagne, niente oratorio estivo, niente casa al mare.
Insomma mi vedevo già china sui libri circondata da innumerevoli gatti.
Perché dovete sapere che mia madre e mio padre adorano i gatti.
Ma non si limitano ad amarli incondizionatamente, loro fanno parte di non mi ricordo quale associazione che si occupa di recuperare i gatti randagi, sterilizzarli e poi donarli a chi naturalmente promette di prendersene cura. A volte queste gatte arrivano in procinto di partorire, quindi la casa si riempie di cuccioli di gattini che rimangono con noi almeno per otto settimane.
E’ pazzesco lo so, per questo vi dicevo che se non amate i gatti è meglio che lasciate perdere questa storia perché non ce la fareste proprio a capirla.
E naturalmente poiché ogni gatto ha diritto alla sua privacy, in questo momento abbiamo il bagno occupato da Camilla che ha appena partorito due gattini, in mansarda Bijoux che allatta tranquilla e indisturbata tre piccoli di nemmeno un mese, in soggiorno passeggia Lulù, solitaria e in attesa di trovare qualcuno che sopporti le sue unghie lunghe, e la sua inesauribile voglia di giocare.
In camera dei miei c’è Romeo che è senza un occhio e se ne sta per i fatti suoi e in camera di mio fratello che per fortuna non c’è perché sta a Roma a studiare, abbiamo un’intera famiglia di gatti, madre, padre e tre fratellini.
L’unico locale nel quale non ci sono animali è la mia camera, perche mi sono rifiutata fin dall’inizio di averli tra i piedi.
Se devo dire tutta la verità anche a me piacciono molto i gatti, mentirei se dicessi il contrario, ma sinceramente certi giorni mi pesa un po’ questo viavai di gente che viene a vederli li sceglie, se li porta via, poi telefona, chiede informazioni e quando mia madre non c’è, tocca a me prendermi nota di tutto.
Insomma capirete che non è una situazione facile anche se ci sono talmente abituata che spesso non ci faccio nemmeno caso.
Comunque torniamo a noi, anzi a me che tre settimane fa stavo davanti al tabellone che diceva a chiare lettere che avrei avuto un debito di matematica.
Stavo rimuginando su questa terribile sventura quando una voce dietro di me mi ha fatto sussultare.
“Hai bisogno di ripetizioni?”
Mi sono girata e a momenti svenivo. Claudio. Non un Claudio qualunque, beninteso.
Claudioilragazzopiùcarinodellascuoladelqualesonoinnamorataperdutamentedaalmenounanno, non so se mi spiego.
Era la prima volta che mi rivolgeva la parola e il cuore ha cominciato a battere così furiosamente che avevo paura mi esplodesse.
“Scusa?” gli ho risposto come una cretina mentre cercavo disperatamente di farmi venire in mente qualcosa di più intelligente da dire.
“Ho visto che hai il debito di matematica. Se vuoi qualche ripetizione io ci sono”.
Naturalmente ho risposto sì al volo certa che non sarei stata così fessa da sprecare una simile occasione.
Cosi ci siamo accordati che la settimana successiva, sarebbe venuto lui da me perché a casa sua ci sono gli imbianchini. Quella mattina sono andata dal parrucchiere mi sono vestita con cura e ho pure preparato una torta per l’occasione.
Claudio è arrivato puntuale e bello come il sole. Oddio ero pazza di felicità.
L’oblio è durato meno di dieci minuti.
Dopodiché Claudio ha attaccato con una fila interminabile di starnuti, continuando a scusarsi perché proprio non capiva cosa gli stesse succedendo. Io ero più imbarazzata di lui in verità e non sapevo fare altro che passargli fazzoletti.
Quando mia madre ha bussato per chiedere se tutto andava bene, con in braccio la piccola Bijoux, c’è mancato poco che Claudio cadesse dalla sedia.
“Oddio adesso capisco: non mi avevi detto di avere un gatto” ha esclamato allibito.
“Veramente questa è una gatta e al momento in casa ne abbiamo dodici” ha risposto mia madre.
“Cosa?” Claudio è saltato in piedi come se l’avesse morso una tarantola.
Io ho cercato di calmarlo chiedendogli cosa stesse accadendo e alla fine ho scoperto che Claudio è allergico ai gatti da quando è nato.
Nel giro di due secondi lui ha preso la sua roba e se ne è andato di casa nonostante tutti i miei tentativi di convincerlo e rimanere, ma era veramente terrorizzato.
Ma vi rendete conto? Allergico ai gatti! Praticamente in casa mia non avrebbe più potuto mettere piede.
Abbiamo provato a trovarci in biblioteca per studiare, ma è stato un disastro, perché ogni volta che cercavo una scusa per avvicinarlo, lui attaccava di nuovo con gli starnuti probabilmente dovuti a qualche pelo di gatto rimasto sulla mia maglietta.
A un passo dal concludere qualcosa con il ragazzo più carino della scuola e per il quale ho una cotta da mesi, tutto si frantumava sotto i miei increduli occhi.
Perché la vita è così ingiusta e crudele?
Ho trascorso giorni di vero sconforto, ero nervosissima e una sera a tavola sono persino sbottata chiedendo perché mai non potevamo essere una famiglia normale come tutte perché proprio a noi era toccato di salvare tutti i gatti del pianeta tirandoceli in casa?
Quella sera mia madre mi ha raggiunta in camera cercando di farmi ragionare, ma soprattutto di capire il motivo della mia reazione. Povera mamma, ero così arrabbiata che le ho risposto che mi erano indifferenti e che mi sembrava veramente esagerato tenerne così tanti.
Non dimenticherò mai la sua espressione delusa e ancora oggi se ci penso mi si stringe il cuore. Che poi i gatti miei gatti alla fine guai chi me li tocca.
Nel frattempo ho accettato le ripetizioni di Roberto, un amico di mio fratello. D’altra parte il debito di matematica continuava ad esserci e pur con il cuore spezzato dovevo andare avanti.
Roberto era noiosissimo, ma molto bravo e in pochi giorni ho fatto grandi progressi. Una sera mi ha chiesto di uscire a mangiare una pizza e ho accettato.
Perché no mi sono detta? Anch’io voglio godermi un po’ di estate.
La cosa pazzesca è che usciti dalla pizzeria, stavamo attraversando la strada per raggiungere il parcheggio, quando abbiamo visto un gatto attraversare di corsa la strada proprio mentre transitava un’auto che l’ha investito di striscio.
Io ho urlato e ho chiuso gli occhi senza trovare il coraggio di guardare.
Ma quando li ho riaperti sono rimasta basita: Roberto era già chino sul povero gatto, si era tolto la giacca e l’aveva avvolto con cura. Mi ha guardato e mi ha chiesto se me la sentivo di tenerlo in braccio.
“Ma certo ho risposto”.
Siamo volati da un veterinario suo amico e l’abbiamo fatto visitare.
Il veterinario ha deciso di operarlo subito perché era un po’ preoccupato e quindi siamo rimasti in sala d’aspetto per almeno due ore. E così parlando del più e del meno, ho scoperto di questo suo amore per i gatti.
“Beh mi risulta che anche tu sia così no? Tuo fratello mi racconta sempre di quanto la tua famiglia si prodighi per queste povere bestiole”.
Mi sono sentita un verme e non ho risposto.
Comunque Milù (abbiamo saputo che era una femmina per giunta incinta) si è salvata, me la sono portata a casa dove è stata accolta con il consueto affetto e credo che adesso ci terrà compagnia per un bel po’.
Ecco la storia per il momento termina qua.
Ancora non so se passerò l’esame di matematica, ma sto andando piuttosto bene con lo studio.
E ancora non so come finirà la mia amicizia con Roberto.
Però dentro il cuore mi è rimasta una lezione importante che ho imparato. E sono molto, molto fiera di me stessa.