Il problema non è tanto
che io parlo e lui non mi capisce.
Semmai il contrario: il vero enigma
è il cane, che tutto sa di me
e mai ne riferisce.
L’enigma del cane di Franco Marcoaldi
Camminare con il mio cane riporta equilibrio nella mia vita.
Mi invita a stare al suo passo, a guardarmi in giro, ad osservare il cielo e i prati e domandarmi dove vanno a finire.
Camminare con il mio cane mi obbliga a stare nel qui e ora, ad assecondare i suoi bisogni anziché i miei, a domandarmi con curiosità cosa c’è di tanto buono nell’aria da sentire il bisogno di annusarla ad occhi chiusi.
Camminare con il mio cane mi autorizza a stare in silenzio, conduce i miei pensieri verso strade sicure, rende i giorni uno uguale all’altro con una routine che rincuora e riscalda l’animo.
Un po’ di sole, l’aria frizzante del mattino, il suo respiro e il mio sincronizzati con il nostro passo, la meta improvvisata, nessuna aspettativa se non quella di guardare il mondo insieme e stare a vedere cosa succede, senza fretta di arrivare.
Non c’e bisogno di acchiappare i pensieri che arrivano, si possono lasciare andare e fare finta di non averli nemmeno sfiorati.
Chinarsi per una carezza, guardare il mondo dalla sua prospettiva e stupirsi di quanto sia semplice ma felice alla fine il suo vivere.
Camminare con il mio cane è sentirmi amata, speciale, preziosa.
Fly, volo leggero.
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