La pazienza dei genitori

Quando esco la mattina con il mio cane per fare una passeggiata, mi capita di passare davanti a un centro vaccinale che è stato aperto da poche settimane per accogliere e vaccinare gli over  80.

Mi fanno molta tenerezza questi anziani che scendono titubanti dall’auto, si guardano intorno un po’ preoccupati, ma poi si appoggiano fiduciosi al braccio dei loro figli.

Ho pensato a quanto sia strana questa vita che si diverte a capovolgere ruoli e storie.

Quante volte da piccoli questi genitori hanno accompagnato i loro figli a sottoporsi alle vaccinazioni di rito per il loro bene.

E ora camminano lenti ma sereni, perché hanno imparato ad affidarsi a coloro che hanno cresciuto.

Il rapporto con i genitori anziani è qualcosa che ci coglie sempre impreparati.

Diventiamo genitori il giorno in cui un test di gravidanza ci racconta che è in arrivo un figlio, ci viene concesso il tempo di abituarci a questo pensiero, e poi cresciamo insieme a loro, tra errori e successi convincendoci infine che tutto sia possibile, anche diventare buoni genitori.

C’è un momento però in cui un figlio smette di vedere la mano tesa e sicura dei propri genitori di fronte a sé, perché quella mano improvvisamente ora è dietro di lui e a lui tocca afferrarla affinché non vada perduta.

Chi ha perso da tempo i genitori e si è visto negare l’opportunità di prendersi cura di loro, racconta che questo pezzo gli mancherà per sempre, come se si fosse visto negare l’opportunità di dimostrare gratitudine per quanto ricevuto.

Ma chi si trova a viverci dentro, spesso convive con i sensi di colpa per la fatica e l’insofferenza che non riesce a nascondere mentre li accudisce, si sente inadeguato, frustrato, combattuto tra un fortissimo senso del dovere e un desiderio grande di tirarsi indietro.

Ci sono genitori che invecchiano con dignità e regalano fino all’ultimo giorno ai loro figli parole buone e momenti da ricordare.

Altri che invece si consegnano all’oblio smarrendo nomi, relazioni, ricordi, semplicemente grati che qualcuno si prenda cura di loro.

Ho trovato navigando una bellissima lettera scritta da un padre anziano al proprio figlio che desidero condividere con chi è dentro a questo ruolo di fatica e ci fa i conti tutti i giorni.

Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi… abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere… ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare… ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.
Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc;
quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso… dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto… non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo.
Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada.
Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.
Ti amo figlio mio.

Io ho perduto i miei genitori già da qualche anno e ci sono giorni in cui mi mancano come l’aria che respiro, mi manca la loro protezione, il bene profondo che mi hanno voluto come solo un genitore è capace di fare, mi manca il loro bisogno di aiutarmi sempre e comunque.

Altri giorni ringrazio il Cielo che non siano più accanto a me perché la morte alla fine ha risparmiato loro tanti momenti difficili e dolorosi che avrebbero spezzato il loro cuore.

Io credo che ovunque si trovino in questo momento i nostri genitori, ci dicano che siamo bravi figli, nonostante la pazienza, il tempo e la cura nei loro confronti siano qualche volta un po’ sofferti.  Se potessero ci direbbero di fare pace con i nostri limiti e i nostri sensi di colpa, che sono contenti così, di avere figli imperfetti, esattamente come loro sono stati genitori imperfetti, ma non per questo incapaci di amare.

14 pensieri su “La pazienza dei genitori

  1. Luisa

    È vero, cara Giovanna.
    L’amore prescinde dalla perfezione, sia come figli che come genitori.
    Ti consiglio un bel libro, che avevo letto qualche anno fa : “Non vi lascerò orfani” di Daria Bignardi.
    Scrive che soffriamo così tanto quando i nostri genitori ci lasciano, perché sappiamo che nessuno ci potrà voler bene come ce ne hanno voluto loro.
    Parla dell’amore di sua mamma per lei, soffocante e mal sopportato soprattutto da adolescente, ma di cui poi ha sentito fortemente la mancanza.
    Anche a me manca immensamente lo sguardo benevolo di mio papà e il suo essere così orgoglioso di me, nonostante i miei difetti.

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    1. Ciao Luisa cara, che emozione leggere di questo libro, che ho letto molti anni fa e subito amato e sai una cosa? Me l’aveva regalato Katia… Grazie per le tue parole, mi hai fatto ricordare il tuo papà, bellissima persona…

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  2. Betta

    Mi è piaciuto molto il tuo sguardo sulla pazienza dei genitori perché come sempre affronti i temi con molta delicatezza, gentilezza e passione. Facilmente l’ attenzione è andata sul mio essere genitore, come lo sono diventata, grazie a chi ho potuto esserlo, come sono ancora accudente nei confronti dei miei figli, per le loro vite, i loro bisogni e quelli dei nipoti. Lo sguardo invece verso i miei genitori, morti entrambi nei miei primi anni di matrimonio, quel poco che sono riuscita ad accudirli ( soprattutto mia mamma) e a come davvero i ruoli si ribaltano perché dall’ essere accuditi, si diventa accudenti. Ci leggo in questo molta tenerezza, affetto, protezione, pazienza , preoccupazione, sofferenza, voglia di togliere le loro difficoltà, esattamente come facciamo con i nostri figli. Più che togliere le difficoltà, a volte è impossibile, dobbiamo ” esserci” , metterci in ascolto, condividere, stare a fianco…. Essere genitori a fianco dei nostri genitori!! Se penso a questi aspetti , sono fiduciosa di poter affidarmi ai miei figli e prendere le loro attenzioni, carezze, qualche dritta e in questi gesti, se sarò in grado, rivedere il mio essere genitore con loro. Un cerchio bellissimo di emozioni, ricordi, fatti nuovi, gesti concreti, preghiere. Grazie davvero per le tante opportunità che offri a chi ti legge

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    1. Questa riflessione trabocca di sentimenti, emozioni stati d’animo, grazie Betta, è un grandissimo dono per me innanzitutto e per chi avrà la possibilità di leggerti. Grazie di cuore per questa condivisione a cuore aperto.

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  3. Alessandra

    Mi hai fatto commuovere con queste bellissime riflessioni. Io ho la fortuna di avere ancora i genitori, ma tremo al pensiero di quel momento in cui capirò che sono loro ad aver bisogno di me. Non perchè non voglio farlo, ma perchè mi rattristerà pensare che saranno invecchiati e quindi più fragili. Meglio apprezzare ogni giorno che si presenta da adesso in poi.

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  4. Io sono una di quelle figlie che si ritrova con i genitori anziani, ultraottantenni, ancora autosufficienti, ma che stanno cominciando a far fatica. E come figlia unica, sento tutto il peso sulle spalle di non poter condividere preoccupazioni o soluzioni da trovare. Talvolta non accettano i loro nuovi limiti, li capisco, ma mi sento impotente per non poter essere loro d’aiuto. Perchè spesso li posso supportare per le cose pratiche, ma per la fatica, la perdita di tante cose e persone, e la mancanza di accettazione della nuova condizione, non posso fare molto. Mi sento fortunata per aver avuto la possibilità di passare tanti anni con loro: con tutta la conflittualità e le disfunzioni, credo che abbiano fatto quel che potevano, che mi abbiano amato e mi amino molto e mi sento grata di aver avuto vicino belle persone e generose come loro.

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