Nonostante i buon propositi ci sono cascata di nuovo.🙄🙄
Tentata dall’offerta, prima di Pasqua ho acquistato una colomba senza pensare alle solite conseguenze che posso riassumere in due semplici punti
1 La colomba pasquale non è certamente il dolce preferito della nostra famiglia (ho pure scelto la versione con i canditi che tutti detestiamo😣😣)
2Non ho calcolato che per finirla ci avremmo impiegato almeno sei mesi.
Insomma un disastro.
Così questa settimana dopo aver tentato di proporla inutilmente a colazione in primis alla sottoscritta e poi ai figli, mi sono arresa e ho cercato una ricetta che la trasformasse in qualcosa di più appetitoso.
Ebbene, è con grande soddisfazione che posso dire di esserci riuscita.
Leggete un po’ qui.
Torta morbida con la colomba e le uova di Pasqua
- colomba e uova avanzati
- latte a pari peso della colomba, (io ho utilizzato 300 gr di colomba e 300 di latte)
- 2 uova (per 300 di colomba, o 3 per 500 g.)
Ho tagliato fette di circa un cm di spessore, le ho disposte in una teglia con carta forno, ho messo dei pezzetti di cioccolato e poi di nuovo una strato di fette di colomba. Ho sbattuto le uova, ho aggiunto il latte e ho versato il tutto sopra le fette di colomba inzuppandole per bene. Ho infornato a 180°C per circa mezz’ora.





Come potete vedere dalle foto l’aspetto non è proprio dei più invitanti, ma vi garantisco che il risultato è stupefacente.
Vi raccomando solo di consumarla fredda, meglio ancora se il giorno successivo.
Mentre la gustavo stamattina a colazione mi sono sentita molto soddisfatta della rinascita della mia colomba e non a caso utilizzo questa parola che amo molto, perché è proprio di rinascita che oggi vi parlare, anzi di donne in rinascita.
Alcuni anni fa in un momento faticoso della mia vita, un’amica mi aveva inviato questa poesia bellissima che ho tenuto appesa in cucina per molto tempo, perché rileggendola, mi dava sempre una ragione per non arrendermi.
DONNE IN RINASCITA
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E’ un’avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l’aspetti…
Se la volete ascoltare recitata dalla voce di Fabio Volo, è ancora più bella.
Questa settimana ho avuto l’occasione di incontrare diverse donne, alcune per lavoro, altre per amicizia, altre ancora per caso.
Ciascuna di loro mi ha raccontato la sua storia, storia di una rinascita già avvenuta, non ancora pensata, oppure in divenire.
Ho ascoltato i loro dubbi, le perplessità , il timore di non farcela, di sbagliare, di ferire, di deludere.
Eppure rinascere è qualcosa di cui non possiamo fare a meno, ci spaventa l’idea di lasciare certezze, stabilità , sicurezza per intraprendere un percorso che non conosce nemmeno una risposta a tutte le domande che ci salgono dentro, un percorso che potrebbe portare a un fallimento, a una sconfitta, a un declino.
Ma potrebbe anche farci scorgere nuovi scenari, altri colori, altre sfumature di cui ignoravamo completamente l’esistenza.
Certo, la rinascita richiede sempre un cambiamento.
Sorrido pensando alla mia colomba pasquale, forse buona lo stesso, ma certamente migliore dopo aver accettato la trasformazione.
Allora dedico questa poesia a tutte le donne al bivio che ho avuto l’onore e il privilegio di incontrare in questi giorni, non è tanto la decisione che prenderete che parlerà di voi, ma la modalità con la quale arriverete a decidere il vostro progetto di rinascita che farà la differenza. E poi, comunque vada non dimenticate di andarne fiere.
E se avete una storia di rinascita da raccontare, potete farlo attraverso le pagine di questo blog.
Per me sarà un onore ospitarle.
Amiche vi auguro una buona domenica, se volete scrivermi vi ricordo che potete farlo qui :