Pubblicato su Confidenze N. 24 giugno 2009
“Strani amori che fanno crescere e sorridere tra le lacrime…”
Sto cantando a squarciagola e sento la musica dentro ogni fibra del mio corpo. E’ il primo concerto della mia vita e Laura Pausini è lì, a pochi metri da me e ancora non mi sembra vero.
E’ stata una faticaccia arrivare fino a qui, ottenere il permesso da mia madre, convincerla, ma ne è valsa la pena. Questo è il giorno più bello della mia vita. Non ricordo nemmeno più da quando sono diventata fan di Laura.
Conosco tutte le sue canzoni a memoria ho tutti i suoi CD ma non ero mai stata ad un concerto. Però stavolta i miei non potevano certo negarmi il permesso. Non dopo quello che hanno combinato.
Ho 16 anni, sono figlia unica cresciuta tra le coccole dei miei genitori e dei miei nonni e la vita finora per me è stata solo un piacere. Questo fino a due mesi fa, quando il mondo mi è crollato addosso. Se ci penso mi prende ancora una rabbia che rischio di rovinarmi la serata.
“Greta papà e io dobbiamo parlarti di una cosa importante”.
Eravamo a tavola, me lo ricordo ancora, stavamo cenando con pizza e gelato, il mio menù preferito. Ho realizzato soltanto dopo che avevano organizzato tutto per bene.
“Che c’è?” Ho chiesto con la bocca piena di pizza al prosciutto.
“Sai quel viaggio che avevamo in mente di fare a Parigi?”
Altrochè se me lo ricordavo, erano mesi che lo stavamo programmando.
La mamma con aria finto contrita mi dice a bassa voce che probabilmente bisognerà rimandarlo, almeno per il momento.
“C’è qualche problema?” ho chiesto cercando di capire se fosse il caso di preoccuparsi.
Papà mi dice che la mamma sta poco bene, ma niente di cui preoccuparsi.
Ah bene faccio io poco convinta e rendendomi conto solo in quel momento di quanto fosse pallida e sbattuta da qualche tempo a questa parte.
“Cosa succede mamma?”
“Niente tesoro, papà esagera come al solito. Il fatto è che… aspetto un bambino”.
Quanto ci mette un’espressione del tipo “ti cade il mondo addosso” a realizzarsi?
Ebbene ve lo dico io, meno di un istante.
“Stai scherzando vero?” ho chiesto con un filo di voce. “Cioè voglio dire, sei proprio sicura? Non si tratta di un ritardo mestruale o roba del genere per caso? Insomma hai 43 anni può succedere no?” ho chiesto mentre cercavo di far circolare un po’ di saliva nella mia bocca prosciugata.
Non dimenticherò mai l’espressione angelica con la quale lei ha preso la mano di mio padre e guardandomi mi ha risposto “ Greta tesoro, nessun ritardo te lo assicuro. Sono incinta di dodici settimane e anche se devo ammettere che tuo padre ed io abbiamo avuto un attimo di smarrimento iniziale, adesso siamo davvero felici”.
Oddio che schifo, ma vi prego!
“Dodici settimane? E cosa aspettavate a dirmelo?” ho chiesto alzando il tono di voce.
Mamma ha detto che volevano essere sicuri che tutto stesse procedendo per il meglio. La ricordo ancora la rabbia che mi ha investito in quel momento. Un fratello a 16 anni? Insomma io sono figlia unica da quando sono nata, nemmeno lo so cosa significa avere un fratello.
“Spero che tu sia felice almeno quanto noi tesoro” conclude papà vedendomi silenziosa.
La parte migliore di me mi aveva suggerito di tacere, ma vederli così beati nella loro felicità, mi ha dato sui nervi.
“Beh se devo essere sincera non è che la notizia mi faccia scoppiare di gioia…insomma, chi ci pensava più a un fratello, non eravamo già una famiglia? Che bisogno c’era…insomma?”
Da quel giorno la mia vita ha preso una piega tutt’altro che piacevole.
Il viaggio a Parigi è stato sospeso definitivamente. Mamma ha avuto problemi con la gravidanza e il ginecologo l’ha messa a riposo. Così adesso è a casa tutto il giorno e ha un sacco di tempo per controllarmi meglio. Se ne sta sempre sul divano a leggere riviste di neonati, guardare la tivù e stare al telefono con la nonna che non perde occasione per dirle quello che pensa.
Mia nonna è una persona speciale.
E anche lei si è dimostrata un po’ perplessa quando ha saputo dell’arrivo di un fratello, anzi di una sorella. Sì perché nel frattempo ho pure scoperto che si tratta di una sorella.
L’unico problema è che non ho ancora avuto il coraggio di dirlo ai miei amici, l’ho detto solo ad Alessandra.
“Si può sapere perché non lo dici a nessuno? Qual è il problema Greta? Si va beh tua madre è incinta e ha 43 anni, ma che diamine non era forse peggio se ti avesse detto che aveva una malattia grave?”
Ci ho pensato a questa possibilità. Ho cercato di pensarci fino a piangere al pensiero di perdere mia madre, ma mi è servito a ben poco.
“Tu non puoi capire. Non sai cosa significhi avere sotto gli occhi tua madre trasformarsi giorno dopo giorno. Si è comprata dei premaman all’ultima moda, si è iscritta a un corso di yoga, frequenta un corso di parto con mio padre, ma ti rendi conto? Dovrebbe…dovrebbe vergognarsi, rimanere chiusa in casa, non uscire, insomma, o accidenti a lei e a tutti i programmi che ha scombinato”.
Alessandra rimane in silenzio un attimo e mi fissa.
“Non è che per caso sei un po’ gelosa?”
La domanda mi fila dritta al cuore e un poco mi punge, ma appena appena.
“Non dire scemenze. Ho 16 anni, e non mi manca niente. Sto da dio, adesso poi che mi sono vista la Pausini dal vivo, non mi manca proprio niente. Certo sognavo quel viaggio a Parigi, è stato rimandato, pazienza. Adesso arriverà la scocciatrice e cercheremo di abituarci, ma no, non sono affatto gelosa”.
E poi che altro può scombinare un esserino grande come un peluche?
“Stai scherzando vero? Che significa che devo cedere la mia stanza da letto?
“Amore pensavamo di prepararti la mansarda potrai arredarla come vuoi sono sicura che di sopra ti troverai benissimo, nessuno ti disturberà”.
“Questo bambino sta rovinando un sacco di progetti. Stavamo così bene prima che arrivasse, che cavolo vi è saltato in mente? Il viaggio a Parigi annullato, le vacanze al mare a Settembre perché prima sarà troppo caldo, e adesso questa storia della camera da letto, insomma non vi sembra di esagerare?”
“Greta adesso mi sembra che sia tu quella che sta esagerando, tua madre voleva solo essere carina con te, pensando di darti la mansarda, avresti certamente più spazio…pensa alle notti in cui magari la piccolina si sveglierà piangendo per mangiare o per essere cambiata…”
Non so perché all’improvviso mi viene da piangere. Dio come sono stanca, come odio il mondo intero. Rivoglio la mia vita, rivoglio i miei genitori, rivoglio essere figlia unica. Li guardo e vedo due sconosciuti e mi sento disperatamente sola. Me ne vado di sopra senza aggiungere altro. Ho capito cosa devo fare. Prendo il telefono e chiamo la nonna.
“Nonna ciao sì sto bene, volevo chiederti se posso venire a stare da te per un po’, se non ti disturbo…”
La voce materna e amorevole della nonna mi fa salire le lacrime agli occhi.
Preparo il mio trolley e aspetto il nonno. Starò bene. Andrà tutto bene.
“Greta? Ha chiamato papà, sono in ospedale, alla mamma si sono rotte le acque”.
“Ma non è presto? E’ solo al settimo mese” domando preoccupata.
“Sì, ma sapevano che c’era questa possibilità. Le faranno un cesareo, credo che tua sorella stia per nascere”.
“Ma la mamma sta bene?”
“Vuoi che la raggiungiamo?”
“Sì forse è meglio”.
Durante il viaggio sento come un’inquietudine crescere dentro di me.
Forse sono stata troppo dura con lei, forse se non fossi andata dalla nonna avrei potuto esserle d’aiuto. Mentre raggiungiamo il reparto mi tremano un po’ le gambe. Mia sorella sta nascendo. Non è più un pancione come tanti altri, tra poco la vedrò e sarà in carne ed ossa. Quando entriamo in reparto papà è lì che ci aspetta, agitato e pallido.
Senza pensarci due volte lo raggiungo e lo abbraccio forte.
Profuma di dopobarba al pino silvestre e mi fa tanta tenerezza.
Oddio il pensiero di dividerlo con qualcun altro mi stringe il cuore.Prima ancora che possa rispondere esce un’infermiera dalla sala operatoria.
“E’ nata una bellissima bambina, pesa 2 kg e mezzo ma è perfetta!”
“Oddio ho una sorella, ho una sorella, ho una sorella…”
Come una cretina continuo a ripetermi questa frase, mentre intorno a me si scatena il finimondo. I nonni e papà non la finiscono più di abbracciarsi e io sento qualcosa che scivola giù dritto fino in fondo al mio cuore e mi fa stare bene.
Ho paura che si chiami felicità.
****
Laura.
Non me l’avevano detto perché volevano farmi una sorpresa. L’hanno chiamata Laura, come la Pausini per farmi un regalo.
Siamo tutte qui, sul sofà in soggiorno, noi donne della famiglia. Io cerco di studiare, ma ogni 30 secondi alzo gli occhi per guardarla, vedere se c’è ancora, se non è stato solo un sogno. Ma lei c’è. Ha appena finito di ciucciare e adesso dorme il sonno dei beati. Dio mio quanto è bella. Ha tutta la pelle raggrinzita e un ciuffo di capelli neri che non ne vuole sapere di stare giù, ma io la trovo bellissima. Ho una sorella. Non credevo che ci si potesse innamorare a prima vista di una personcina tanto piccola e invece è accaduto l’inspiegabile. Quasi non esco più di casa per paura di perdermi le sue faccette buffe.
Laura.
Cresci in fretta piccolina, che ti devo insegnare a metterti la matita sugli occhi, e poi ti devi fare i buchi alle orecchie.
“Qualcosa da sperare davanti a me, qualcosa da finire insieme a te, forse mi basta respirare, solo respirare un po’, forse è tardi, forse invece no”
Anche stavolta hai ragione tu Laura.
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