pubblicato su Confidenze n. 52 Dicembre 2016
Aspettando il Natale…
Giuro che non so nemmeno da che parte cominciare.
Dicono che un papà certe cose ce le ha dentro, non le deve né leggere sui libri e neppure imparare a memoria, ma io sono veramente in difficoltà, ho la testa che mi scoppia e tutto quello che vorrei fare adesso sarebbe uscire a fumarmi una sigaretta, riordinare le idee e tirare il fiato. Che è poi quello che faccio quando sono in ufficio e mi trovo di fronte a una grana da risolvere.
Credevo che la responsabilità del mio lavoro fosse la cosa più impegnativa della mia vita, ma decisamente mi sbagliavo. Ho investito tanto nella mia attività in termini di soldi, di ore, di sacrificio, e oggi che ho raggiunto una buona posizione, che vedo i risultati, sono davvero fiero di me. Il problema è che non posso dire la stessa cosa sul mio ruolo di genitore.
Silvia e io siamo sposati da 6 anni ma il piccolo Mattia è arrivato solo l’anno scorso, per tante ragioni. Innanzitutto non me la sentivo di mettere al mondo un figlio prima di aver raggiunto una certa stabilità economica, e poi sinceramente di energie da dedicare a un bambino, quando la sera rientro tardi, ne ho veramente poche.
Ma per Silvia è sempre stato importante, lei ha sentito fin da subito il bisogno di diventare mamma e io l’ho fatta aspettare sei lunghi anni, perché poi come spesso accade, quando ci siamo decisi, il bambino non arrivava e non vi sto a raccontare le difficoltà che abbiano dovuto superare.
Ma grazie a Dio Mattia è arrivato ed è un bambino sano e meraviglioso. Ha 11 mesi, non cammina e non spiaccica una parola e la cosa più spaventosa è che dipende totalmente dai genitori. Ora voi direte che tutto questo è normale e risaputo, ma io sinceramente con questa cosa non ci avevo mai fatto i conti fino in fondo.
Silvia si è sempre occupata a tempo pieno di nostro figlio e io ho continuato a impegnarmi nel mio lavoro riservando alla famiglia poche ore nel week end.
Sembrava che avessimo trovato un buon compromesso, invece stamattina mi sono svegliato perché Mattia piangeva, cosa che non accade mai e ci ho messo un bel po’ prima di realizzare che piangeva perché nessuno si stava occupando di lui.
L’ho chiamata preoccupato, ma non ha risposto. Poi con Mattia in braccio nel tentativo di calmarlo, sono andato in soggiorno e lì ho trovato un biglietto. E il mondo mi è veramente caduto addosso.
“Ho bisogno di ritrovare me stessa e tu di ritrovare tuo figlio. Ti amo, ma così non possiamo continuare. Devo sapere se siamo la tua famiglia e se rappresentiamo un valore per la tua vita. Quindi me ne vado per qualche giorno e ti lascio Mattia, sono sicura che saprete prendervi cura l’uno dell’altro nel migliore dei modi e finalmente trascorrere insieme almeno il giorno di Natale”.
A parte il fatto che ho lasciato in ufficio una montagna di lavoro che volevo giusto sistemare oggi e questo rappresenta già un primo problema, cosa accidenti devo fare con questo bambino?
Mi attacco al telefono e chiamo mia madre per chiederle aiuto, ma risponde la segreteria che mi ricorda che sono partiti per i Caraibi. Mattia ormai urla senza ritegno, esco sul pianerottolo e suono il campanello della vicina di casa.
“Cos’è questo baccano?”
Maria è un’anziana signora vedova che vive accanto a noi da tanti anni, un po’ brontolona ma sicuramente disponibile. Le spiego che Silvia non c’è per qualche giorno, se può darmi una mano con Mattia. Lei mi guarda con un’ espressione tra il divertito e il compassionevole e poi mi risponde che sta uscendo per una commissione.
“Potresti provare a cambiargli il pannolino ad esempio, sarà fradicio povero amore. E poi avrà fame, saprai scaldare un biberon di latte spero”.
Sì come no. Rientro in casa e mi precipito verso il fasciatoio cercando di consolarlo come posso. Ok ce la posso fare. Si calma e con la colazione diventa quasi un bambino normale.
Riesco a metterlo nel box per un periodo sufficiente a vestirmi, rasarmi e chiamare Silvia ma è tempo perso. Non ho idea di dove sia e sinceramente sono anche un po’ arrabbiato. Perché non mi ha detto niente? Non sapevo che fosse infelice.
E invece la vigilia di Natale lei prende e se ne va, che cavolo di comportamento è questo? Veramente immaturo e irresponsabile.
Guardo Mattia ora tranquillo e gli dico: “Gli dimostreremo che tu e io siamo una squadra vero giovanotto? Vedrai come ci divertiremo in questi giorni” .
In realtà i problemi sono appena cominciati, perché dopo pranzo lui si addormenta e io che volevo fare una scappata in ufficio devo fare tutto da casa.
Regola N.1: i bambini sono imprevedibili.
Mi tocca anche disdire l’appuntamento che avevo preso con alcuni clienti e sono sempre più frustrato. Ho sempre detestato il Natale, e questo si prepara ad essere uno dei più impegnativi della mia vita.
“Papàààà…papà”
Per un momento rimango con il fiato sospeso. Mi volto e vedo Mattia che dal box mi indica l’albero di Natale completamente spoglio.
Mi viene in mente che forse Silvia mi aveva chiesto di andare con loro a comperare gli addobbi, ma è proprio una frase che ho ascoltato vagamente una sera in cui stavo lavorando a casa per terminare una consegna urgente. In effetti domani è Natale e l’albero è spoglio e triste.
Ma da quando mio figlio mi chiama papà?
Regola N. 2 : i bambini stupiscono.
“E va bene” dico a Mattia prendendolo in braccio, adesso io e te andiamo a comprare le lucine per l’albero va bene campione?”
Sul pianerottolo trovo la signora Maria.
“Come va caro?”
“Benissimo grazie, andiamo a fare acquisti” rispondo con spavalderia.
“Ha pensato alla merenda di Mattia?”
In effetti no accidenti, ma gli comprerò qualcosa strada facendo.
“Sì sì tutto a posto”.
“Lui mangia lo yogurt di solito”.
Mentre scendo le scale mi domando come faccia a saperlo. In realtà il pomeriggio vola via, credevo che districarsi al supermercato con un bambino così piccolo fosse molto complicato e invece è stato piuttosto piacevole.
Regola N. 3: i bambini ti fanno divertire.
Abbiamo comprato lucine e palle colorate e adesso Mattia mi sta aiutando ad addobbare l’albero, per modo di dire visto che non sta nemmeno in piedi ed è da curare a vista. Dopo cena gioco ancora un po’ con lui, poi, sfinito per la giornata, si addormenta velocemente.
Accendo la tv e mi godo il meritato riposo.
Dopo nemmeno un paio d’ore le sue urla squarciano la casa.
Gesù cosa succede? Sembrava così tranquillo, le ho provate tutte, ciuccio, biberon, ninna nanna, ormai ci sono i solchi nel pavimento talmente ci ho camminato sopra ma lui non si quieta.
Diamine è mio figlio possibile che non riesca tranquillizzarlo? Cosa farebbe Silvia al mio posto?
Regola N. 4: i bambini sono un mistero.
Dov’è finita mia moglie?
Stremati, ci sdraiamo nel lettone e lui si addormenta di schianto. Quello che voleva alla fine, era stare vicino a me.
Che cretino a non averci pensato subito. Lo guardo dormire, sudato e rosso per la fatica delle lacrime, intravedo il naso di Silvia, il colore dei suoi capelli, e non posso fare a meno di domandarmi da dove viene tanta perfezione.
Regola N. 5 : i bambini sono un miracolo.
La mattina dopo si sveglia parlottando, mi sembra sereno. Io invece sono a pezzi non ho chiuso occhio pensando a quello che è successo. Oggi è Natale e io sono qui solo con mio figlio.
Poi un pensiero mi colpisce come un pugno.
Lo scorso anno il giorno di Natale lei aveva un pancione enorme, mancavano pochi giorni alla nascita di Mattia e io ricordo di aver trascorso almeno mezza giornata in ufficio perché avevo avuto un problema all’ultimo momento con un cliente. L’avevo lasciata sola il giorno di Natale.
Che idiota. Mi sto perdendo i giorni belli della nostra vita senza nemmeno rendermene conto.
Regola N. 6: i bambini crescono in fretta.
Vorrei che Silvia fosse qui, le chiederei perdono, le direi che ho capito un sacco di cose in sole 24 ore e non credevo fosse possibile, e che non la lascerò più sola.
Ma conosco Silvia, quando prende una decisione, non torna sui suoi passi. Eppure non si sarebbe mai allontanata da Mattia per nessun motivo al mondo, non capisco cosa l’abbia spinta a fare un simile gesto. Oppure lo capisco benissimo: sta lottando per tenere insieme la famiglia.
I gridolini di Mattia ogni volta che le luci dell’albero si accendono e si spengono mi stringono il cuore, batte le manine grassocce e gorgoglia felice.
Regola N. 6: i bambini riempiono il cuore.
Ho perso compleanni, ricorrenze, feste, per stare dietro a un lavoro che mi ha assorbito totalmente. Mi nascondevo dietro la scusa che era mia responsabilità occuparmi della famiglia, mantenerla, garantire benessere e prosperità.
Mi torna alla mente mio padre, che praticamente non mi ha nemmeno visto crescere talmente era preso dal lavoro. E’ assurdo vedere come gli errori che vediamo palesemente commettere dai nostri genitori, noi ci ostiniamo a ripeterli, come se non avessimo imparato nulla, come se non capissimo che ogni nuova generazione ha la possibilità di aggiustare le cose, di cambiarle anche solo di poco, di essere migliore insomma.
Per questo ho sempre detestato il Natale, perché lui non c’era mai e mia mamma era sempre arrabbiata. Il suono del campanello mi riporta alla realtà. La signora Maria ci vuole invitare a pranzo.
In verità questi pensieri mi hanno appesantito il cuore e non ho tanta voglia, ma mi rendo conto di non essere una buona compagnia per mio figlio e stare un po’ con Maria ci farà solo che bene. La sua casa è calda e accogliente, piena di addobbi natalizi e la tavola è apparecchiata con cura. E’ sola eppure sembra sempre contenta. Prende in braccio Mattia e mi chiede di prendere il vino che è in frigo in cucina.
E Silvia è lì, che mi aspetta, e capisco che non sa se sorridere o rimanere seria.
“Ciao Marcello”.
Avrei potuto fare tante cose. Avevo pochi secondi per decidere. La testa gridava ricordati quello che ti ha fatto, il corpo era immobile e non c’era modo di muovere nemmeno un passo. Ma il cuore, oddio il cuore li ha superati tutti di gran lunga. L’ho abbracciata così forte che credevo di soffocarla.
Era un fiume in piena.
In realtà non si è mai allontanata da noi, non ce l’avrebbe fatta, però aveva così paura di perdermi, ero sempre così distante che doveva salvare il nostro amore in qualche modo e Maria le ha dato una mano.
Le chiudo la bocca con un bacio.
Vorrei dirle che mi ha salvato la vita e che la amo così tanto che non permetterò più a niente e a nessuno di mettersi tra noi. Torniamo in soggiorno, la signora Maria ha gli occhi che brillano, e Mattia è già volato in braccio alla sua mamma. Eccolo qui il Natale che mi piace, finalmente è arrivato anche per me.