Appena sei mesi fa pubblicavo un post in cui raccontavo di quanto una brutta cervicale mi avesse in qualche modo ricordato lo scorrere apparentemente lento ma inesorabile del tempo e soprattutto dell’inevitabile invecchiamento al quale ogni essere umano va incontro.
Oggi sono qui a raccontarvi di una dolorosa tendinite al polso destro che mi ha reso la vita piuttosto complicata durante queste ultime settimane, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo del PC, ma anche semplicemente della penna, strumenti indispensabili per chi come me ama scrivere.
Per non parlare delle abituali e infinite mansioni che se ci pensate, svolgiamo utilizzando la mano destra!
Insomma che frustrazione!
E che frustrazione fare i conti con la frustrazione, emozione che si genera quando non riusciamo a soddisfare un bisogno per diverse ragioni.
L’abbiamo sperimentata un po’ tutti in diverse fasi della vita a causa di situazioni diverse, obiettivi mancati, relazioni complicate o sfide quotidiane fallite, ma sempre con la stessa scoraggiante intensità.
E non è mai facile da gestire.
In un articolo pubblicato tre anni fa, prendendo spunto dalla mia piccola pianta di fico, avevo raccontato della frustrazione e vi invito a tornare a rileggere quanto avevo scritto, soprattutto se come me state attraversando un periodo in cui proprio la frustrazione mi ha costretta a fare i conti con un’altra emozione non proprio facile da accettare, la vulnerabilità.
La vulnerabilità è quella strana paura che proviamo nel momento in cui ci troviamo indifesi e fragili di fronte a qualcosa o qualcuno che non vorremmo affrontare.
Arriva quando meno la aspettiamo e il primo istinto è quello di nasconderla a noi stessi e a chi ci circonda, perdendo così l’occasione preziosa di ascoltarla, darle un senso e un significato.
Mostrarsi vulnerabili significa rivelare paure e limiti mai rivelati fino a quel momento.
In realtà concedersi di essere vulnerabili, è un grande privilegio e rivela tanto coraggio, soprattutto in questo momento storico in cui vince solo chi è più performante.
Ammettere di sentirsi vulnerabili non ha niente a che fare con la debolezza, anzi
“Essere vulnerabili richiede coraggio, passione, forza, amore e umanità.”
Edoardo Hensemberger
Ma il coraggio di fare cosa?
Non tanto di rischiare e fare un passo in avanti, ma di riconoscere che per fare quel passo in avanti abbiamo bisogno di essere aiutati e sostenuti, anzi alle volte dobbiamo proprio ammettere che qualcun altro lo deve fare al posto nostro.
Solo così possiamo pensare di costruire relazioni autentiche e sincere.
Da quando è mancato mio marito, pensare di potercela fare da sola è sempre stato uno degli obiettivi che mi sono posta e chi mi conosce penso che possa affermare quanto in questi quattro anni io mi sia impegnata per cercare di riuscire in questo intento.
Ma ho capito che quando si mette di mezzo l’orgoglio a impedirmi di chiedere aiuto, per fortuna interviene il mio corpo dandomi segnali evidenti.
Ed è allora che allargando lo sguardo che fino a quel momento avevo tenuto fisso e ripiegato su di me, che mi accorgo di quante persone non vedevano l’ora di darmi una mano.
Ogni volta che permettiamo alle persone di aiutarci, offriamo loro l’occasione di dirci quanto ci vogliono bene.
Il termine vulnerabile deriva da latino e significa “che può essere ferito”.
Sentirci in una condizione di poter essere feriti ci rende fragili agli occhi del mondo e la paura più grande è che qualcuno possa approfittare di questa fragilità
Ma alle volte è proprio il contrario.
E proprio scoprendo quanto siamo vulnerabili, che scopriamo quanto siamo amati.
Perché non basta scoprirsi vulnerabili, bisogna anche smettere di tenerlo nascosto.
Alle volte mi capita di osservare Gregorio, Camilla e Elia, i figli dei miei nipoti e di rimanere stupita dalla determinazione e la spavalderia con cui affrontano il loro percorso di crescita, e riconosco che hanno superato la paura di affrontare il mondo perché hanno consegnato inconsapevolmente la loro vulnerabilità nelle mani delle persone che più li amano al mondo: i loro genitori.
Una tendinite a me ha raccontato che va bene voler dimostrare di farcela da sola, ma imparare a chiedere aiuto è un bagno di umiltà che fa bene al cuore, è come potersi sedere un momento dopo aver a lungo camminato, accettare una coccola, un sostegno che ci meritiamo.
Guardare dalla finestra Samuele che taglia il prato del mio giardino, osservare in silenzio compiaciuta Susanna che monta un piccolo mobile, mi invita a stare dentro questo momento faticoso, cercando di leggerlo come un’occasione di riflessione sul valore che hanno gli affetti nella mia vita, più di molto altro.

Amiche mie, raccontatemi quando e quanto vi sentite vulnerabili e, ditemi che non sono sola a navigare dentro questo sentimento complicato da accettare.
Aspetto le vostre storie e anche oggi vi abbraccio
“Prendiamocene cura, la vulnerabilità è un valore”.
Situazioni e sensazioni che ho provato e provo. Dalla comparsa nella mia vita, della “cara amica” Autoimmune… nel 2013.
Grazie 🤗
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Cara Laura, un abbraccio di cuore 💚
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💗
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Sono molto dispiaciuto dei tuoi acciacchi, e felice deglli aiuti che ricevi. Condivido da un po’ di tempo questa problematica e anch’io ho divuto accettare il fatto che la giovinezza è passata. Come ben sai ho sperimentato svenimenti che sembrano risolti, dopo un certo periodo di esami medici, con un semplice cambio di cura per la pressione. E’ rimasta in ogni caso la consapevolezza della vulnerabilità di cui parli, ho cominciato ad andare da un fisioterapista perché dolori muscolari mi impedivano di praticare regolarmente la mia attività sportiva. Devo osservare una disciplina alimentare per tenere sotto controllo corretti valori sanguigni. Non possiamo fare nulla per fermare quel tempo che scorre inesorabile, come dici sta a noi adattarci alla reatà che cambia e non farci condizionare.
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Ciao Daniele, credo che con l’espressione adattarci alla realtà tu abbia assolutamente centrato la fatica 😊. Auguri anche a te per i tuoi acciacchi, come si dice mal comune…😅
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I understand that you are talking about and you are right with your points of view. The situation you tell about causes also anxiety. Both the anxiety and frustration are very unpleasant and we all sometimes have to face it. One way to deal it is just to sit down and say, okay I will see what the anxiety can do to me and allow it to come without fighting back. This takes away the power of anxiety. First it feels scary but very soon it goes away because it has no one to fight with. And right away when you feel you can do something, do it. Go back to the moment you last time felt good and take from that time something you can do now. It gives you back some routines you did when the things were better. This leads you to find new things to do and new ways to do your things you used to do. Sleep well, eat well, take a walk, do everything which is pleasant to you. Talk, meet people, find the things which awakens your interest. I believe the better days are on their way to you quite soon. You are not alone, hugs 🌺
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🥰
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Cara Gigiuanna,
anche io mi sento vulnerabile ed è da un po’ di tempo che faccio i conti con questa mia fragilità.
Credo faccia parte dell’essere umani, come hai detto giustamente tu.
È bello pensare di poter avere l’aiuto delle persone che amiamo e che ci amano.
San Paolo diceva: “È quando sono forte che sono fragile ed è quando sono fragile che sono forte.” Credo possa valere anche per la vulnerabilità.
Un abbraccio affettuoso, buona giornata 🤗💚
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Sono bellissimi i tuoi alberi di fico. Mi sono misurata tante volte con la frustrazione, siamo umani! Cerchiamo di fare di necessità virtù, un abbraccio 🤗
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