Profumo di ammorbidente

PUBBLICATO SU CONFIDENZE N. 44  OTTOBRE 2018

Non mi è mai piaciuto il silenzio. Sono cresciuta in una famiglia numerosa, con tre fratelli e due sorelle e c’era sempre un gran viavai in casa mia. Poi mi sono sposata e ho avuto tre figli meravigliosi che sono diventati il senso della mia vita e riempiono ogni angolo di questa casa con la loro presenza. Mio marito è una brava persona ma come dicono loro, un po’ orso, insomma uno di quegli uomini con il quale fare conversazione non è molto semplice. Gran lavoratore con un senso del dovere oltremisura, mantiene la famiglia da trent’anni, ma niente di più, perché quando rientra a casa si siede sul divano, accende la tv e mi chiede a che ora si cena. In comune abbiamo sempre avuto molto poco, però avevo quasi trent’anni quando l’ho conosciuto e cominciavo a perdere la speranza di crearmi una famiglia, quindi,  non ho perso troppo tempo alla ricerca del principe azzurro.

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HO LOTTATO PER I MIEI FIGLI

di Giovanna Fumagalli Biollo

pubblicato su Confidenze N. 4 – Ottobre 2011

Stanotte ho sognato paesaggi strani e solitari. Li percorrevo controvento e scostavo continuamente i capelli dal viso quasi infastidita. Il cielo era nero da far paura, ma non ero spaventata, mi sentivo soprattutto sola. Mi sono svegliata in un bagno di sudore e naturalmente non sono più riuscita a riprendere sonno. I pensieri hanno cominciato a volare nella mia mente come farfalle impossibili da catturare e ho finito per girarmi e rigirarmi nel letto fino al suono della sveglia. Un’altra dura e pesante giornata da affrontare con la sola prospettiva di arrivare fino a sera senza perdere la ragione. Giuro che non mi sono mai sentita così sola in tutta la mia vita, nonostante nella camera accanto dormano i miei due figli, Benedetto e Pietro. I miei figli.

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Non sarò mai più sola

Pubblicato su Confidenze N. 6 – Febbraio 2010

di Giovanna Fumagalli Biollo

Sono di nuovo sola. Non faccio che pensare e ripensare a questo. Anche adesso che sono seduta qui in pizzeria e guardo l’orologio un po’ innervosita dal ritardo di Angela, il mio pensiero fisso è che sono di nuovo sola. Ripenso a cosa sono stati questi anni per me e mi appaiono d’un tratto così lontani. Ho cinquant’anni, pochi per pensare di non avere più nulla da dare e da ricevere, troppi per anche solo lontanamente immaginare di poter ricominciare da zero. Ho inseguito così a lungo la felicità che quando lei mi è venuta incontro, mi sono voltata indietro perché ero convinta che non stesse cercando me. Avevo quasi smesso di crederci. Sono un’insegnante e fino a cinque anni fa ero la classica single, quella che una volta chiamavano impietosamente zitelle, dedita all’insegnamento e ai miei ragazzi. Avevo così ben costruito la mia esistenza su correzioni di compiti in classe, impegno politico, gite con il CAI e genitori anziani da accudire, che mi ero persino illusa di avere una vita piena e soddisfacente. Insomma a quarantacinque anni bisogna crederci che la nostra vita ci appaga completamente, altrimenti quello che rimane è il nulla.

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