Una famiglia speciale

Pubblicato su Confidenze n. 36 Settembre 2014

Stringo tra le braccia questo piccolino e non so più quali sentimenti provare.

Nell’ultimo anno di vita li ho sperimentati un po’ tutti, prima il dispiacere, poi la rabbia, la rassegnazione, la speranza e adesso lo guardo e penso che sia arrivato il momento della gioia, anche se non ne sono del tutto sicura.

La mia amica Pia mi dice che ne ho il diritto dopo tutto quello che ho passato.

Solo un anno fa ho perso mio marito, il cancro me l’ha portato via in pochi  mesi. Potevamo goderci la pensione, tanti progetti, tanta voglia di stare insieme e invece è finito tutto a nemmeno sessant’anni.

Mi sono fatta coraggio per Angelo, il mio unico figlio, e Lara sua moglie, li vedevo così fragili, senza un figlio in quasi dieci anni di matrimonio, non volevo che questo grande dolore andasse a caricarsi sulle loro spalle.

Ma non è servito a nulla, avevo già capito da un pezzo che il loro matrimonio era naufragato in mezzo alle liti e alle colpe che ciascuno infliggeva all’altro senza pietà. Com’è possibile aver amato tanto una persona e poi trovare il coraggio di  ferirla così gratuitamente, senza un minimo di rimorso?

Si sono separati e Lara se ne è andata.

Angelo è rimasto a vivere nell’appartamento sopra il mio e quando ho cominciato a credere di potermi riprendere, una sera mi ha presentato Valeria, la sua nuova compagna.

Ho capito subito che questa Valeria non era certo piovuta dal cielo, ma che già da tempo era entrata nella vita di mio figlio. L’ho trattata con distacco, con freddezza, perché ero molto legata a Lara e perché volevo che capisse fin da subito che non sarebbe stata semplice la vita per lei, che si era resa complice della rovina di una famiglia.

Mi viene quasi da ridere adesso a ripensare a quel momento, chissà cosa credevo di fare, non sapevo ancora niente di ciò che dovevo sapere.

La settimana successiva si è presentata alla mia porta, un pomeriggio in cui Angelo era a lavorare, aveva con sé due bambini e mi ha detto: “Il loro padre ci ha cacciato di casa e noi non sappiamo dove andare”.

Non so se vi rendete conto, io sono una donna per bene, sono cattolica, frequento la parrocchia, non posso avere in casa un figlio separato che si è messo con una donna cacciata dal marito perché ha saputo del tradimento con due bambini al seguito!

No, non posso, è troppo anche per me davvero.

La sera quando Angelo ha cercato di farmi ragionare gli ho vomitato addosso tutta la mia indignazione: come poteva pensare di distruggere due famiglie in nome di un amore? Era questo ciò che gli avevo insegnato?

Ma lui tranquillo mi ha detto che questa era davvero la persona giusta per lui, che amava già quei bambini ed era pronto a prendersene cura come fossero suoi, che non avrebbe più commesso errori stavolta e che dovevo fidarmi di lui.

Cosa potevo rispondere?

Ho fatto buon viso a cattiva sorte e sono andata avanti.

Che pasticcio, pensavo, che incredibile pasticcio è diventata la nostra vita.

Nonostante i miei pregiudizi Valeria si è dimostrata fin da subito una bella persona e una brava mamma e mi pareva anche che sapesse come rendere felice Angelo perché erano mesi che non lo vedevo così sereno nonostante il carico della famiglia fosse notevolmente aumentato.

Stavamo piano piano imparando a conoscerci, a trovare un equilibrio in questa nuova forma di convivenza dalla quale io cercavo di rimanere in disparte il più possibile, quando nove mesi fa una sera mi hanno confidato di aspettare un bambino.

 “Ma dico Angelo stai dando i numeri? Ti pare il momento adatto per fare un figlio?” Non ti sembra di avere abbastanza problemi ?”

Ma lui serafico a spiegare che ci tenevano tanto ad avere un bimbo loro che non avrebbe tolto nulla agli altri due, anzi avrebbe unito la famiglia definitivamente.

Non posso negare di aver sempre desiderato un nipote, ma non in questo modo, non in questa condizione di irregolarità scandalosa.

Ogni tanto andavo sulla tomba del mio Mauro e me la prendevo anche con lui:

“Ti rendi conto in che razza di pasticcio mi sono cacciata? Se ci fossi stato tu sarebbe stato tutto più semplice, avresti gestito molto meglio questa bizzarra situazione, mi pare quasi di sentirla la tua voce pacata e tranquilla che  mi dice – Andreina stai serena non è mica la fine del mondo, un bambino è sempre una cosa bella non sarebbe peggio una malattia?”

Solo che la malattia, è arrivata lo stesso, vero Mauro? Non ci siamo fatti mancare proprio niente e adesso tu non ci sei più e certi giorni vorrei scomparire pure io.

Nei giorni bui mi sfogavo con Pia, l’unica alla quale avevo il coraggio di raccontare la verità.

“Guarda che bella famiglia, che bei bambini, si sono già affezionati a te e ti chiamano nonna, cosa vuoi di più dalla vita?”

Già, cosa volere di più? Forse un po’ di normalità è chiedere troppo?

Siamo andati avanti come abbiamo potuto, ho cercato di dare una mano a Valeria, di cucinare per tutti, di stirare qualche camicia di Angelo e soprattutto di accettare un po’ la situazione, il pancione che cresceva e questi bambini che mi chiamavano nonna senza porsi troppi problemi.

Poi, due settimane fa, a mezzanotte Angelo mi chiama dicendomi che a Valeria si sono rotte le acque e la accompagna in ospedale. Nonostante tutto ho pregato tanto quella notte, perché andasse tutto bene, perché la vita cominciasse a girare diritta anche per noi, che siamo una famiglia un po’ particolare, ma alla fine esistiamo e non possiamo far finta di niente.

Ed è nato Mauro il piccolino che adesso sto tenendo tra le braccia a cui hanno dato il tuo nome, marito mio. Lo guardo, lo annuso, osservo le sue dita perfette, la piega dei suoi occhi, le sue piccole labbra e ringrazio Dio per questo miracolo che si rinnova ancora una volta.

Ho così tanto desiderato un nipotino che quasi non ci credevo più nemmeno io, però che fatica accettarlo in questa situazione.

Stamattina sono andati tutti a messa, a parlare con il parroco perché vogliono battezzarti piccolo mio, perché nonostante tutto sono convinti di farti un grande regalo.

Cosi ci siamo tu ed io in compagnia dei miei sentimenti confusi e del peso dei miei anni.

Nella testa i pensieri si rincorrono come le nuvole quando c’è il vento, sono confusa, e anche un po’ delusa perché non è proprio questa la vita che avevo sognato per me e per mio figlio.

Penso a Lara la sua prima moglie che sta cercando di rifarsi una vita, penso al marito di Valeria, che non ha nemmeno tentato di riconquistare sua moglie, non ha concesso spazio al perdono, ma ha girato le spalle ad un intera famiglia.

Troppa gente ha sofferto e questo amore che ora lega mio figlio a Valeria è stato costruito sulle ceneri di famiglie sbriciolate, eppure il piccolino che stringo tra le braccia ignaro di tutto, mi domanda di prendere una decisione: posso convivere con questa situazione?

Il trillo del campanello mi distoglie dai pensieri, adagio Mauro nella culla e vado ad aprire la porta, è la mia amata Pia.

“Ciao Andreina sono venuta a vedere il tuo nipotino, sta dormendo?”

Le faccio segno di sì con la testa e la invito a sedersi in cucina.

Mi domanda come sto, ha già capito dalla mia faccia che sto combattendo contro i miei sentimenti.

“Su, su quante storie, lasciati un po’andare Andreina per l’amor del cielo, non sei mica la prima ad avere una famiglia così sai? Le chiamano famiglie allargate, alla tele ne fanno vedere una nuova ogni giorno”.

Sorrido, mi fa piacere bere un caffè con la mia amica, lei ha sempre avuto il dono di farmi vedere il bicchiere mezzo pieno in tante occasioni. Chiacchieriamo un po’, poi prima di andarsene vuole vedere il mio nipotino e mi lascia un pacchetto.

“Non è per Mauro è per te, appena l’ho visto mi sei venuta in mente  e l’ho comprato subito, spero che ti piaccia”.

Quando Pia se ne va il piccolino continua a dormire, allora mi siedo un momento sul divano e apro il regalo. Sembra un libro per bambini, si intitola “Il libro delle famiglie speciali”.

E ‘molto colorato, e i disegni sono semplici ma belli.

Lo sfoglio con curiosità e scopro che racconta la storia di un condominio felice dove abitano tante famiglie davvero speciali: Lella Talpa vive solo con la mamma, Chicco il Picchio ha addirittura due papà, il signor Topotto e la signora Topella non potevano avere figli loro e hanno adottato 5 maggiolini e poi mi imbatto nella storia delle donnole Tino e Dina  e mentre la leggo, mi accorgo che non riesco a fermare due lacrimoni che mi rotolano lungo le guance e finiscono proprio sul libro:

Tino era sposato con Rina, e avevano tre maschietti, Dina era sposata con Mino e avevano tre femminucce e ora vivono insieme e hanno avuto un altro figlio, Gino.

Ogni famiglia ha la sua storia, racconta il libro e ogni famiglia è una famiglia speciale.

Ecco il segreto, semplice ma perfetto.

Cos’è in fondo la famiglia, se non un insieme di persone unite da un legame fatto di amore e di fiducia reciproca, un luogo dove custodire gli affetti, dove trovare rifugio, dove sentirsi accolti per ciò che si è senza il timore di essere giudicati?

E non è forse questa la famiglia che mio figlio sta cercando di costruire?  Chi sono io per giudicarli?

Loro mi hanno accolta, i bambini mi hanno accettata come nonna, Valeria mi vuole bene, perché non posso concedere loro la possibilità di dimostrarmi il loro amore? Non è una famiglia sbagliata, è una famiglia speciale e io in qualche modo sento di farne parte.

Forse è vero che non sempre ci è dato di scegliere in che luogo vivere e con quali persone, a volte percorriamo pezzetti di strada con qualcuno che chiede soltanto di tenerci compagnia e non possiamo respingerla. Chiudo il libro, e prendo un bel respiro, Mauro si sta svegliando e non è più tempo di pensieri, c’è un pranzo da preparare per una famiglia speciale.

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