Il segreto di nonna Aldina Capitolo 4

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

ISABELLA

Corre a perdifiato nella notte, incurante dell’oscurità che pare volerla inghiottire, ad ogni respiro il fiato corto le esce dalla bocca formando dense nuvole di vapore caldo e una fitta intensa alla milza le rammenta di essere ancora viva, nonostante tutto.

Si passa le mani tra i capelli intrisi di umidità per allontanarli dagli occhi, poi si tocca il labbro inferiore e lo sente gonfio e tumefatto, segno tangibile che quello che sta vivendo non è un incubo, ma la più terrificante delle realtà.

La borsa a tracolla batte ritmicamente sulla coscia destra, come a scandire il tempo e i piedi sembrano affondare ad ogni passo nel terreno sconnesso e cedevole.

Giunge davanti ad un bivio  e si costringe a fermarsi un istante, si  piega  leggermente in avanti, poggia le mani sulle ginocchia nel tentativo di riempire i polmoni d’ossigeno, poi si guarda furtivamente alle spalle e riprende a correre proseguendo verso destra.

“Dove accidenti mi trovo?” pensa.

Uscendo di casa poche ore prima, si era diretta alla fermata degli autobus, troppo sconvolta per poter guidare, e aveva acquistato un biglietto per la destinazione più lontana.

Dopo due ore di viaggio, era scesa e senza esitare aveva cominciato a correre, convinta che presto lui si sarebbe svegliato e l’avrebbe cercata fino in capo al mondo.

“Stavolta non torno indietro” pensa tra sé “ ho ventanni maledizione se voglio posso continuare a correre per ore, non lascerò che mi riporti con sé, non questa volta”.

Com’era arrivata a ridursi così?

A sentire sua madre, la colpa è stata della sua testardaggine e dell’incoscienza con le quali se ne è andata di casa due anni prima, per seguire un uomo che ha il doppio della sua età.

“Che idiota sono stata”.

Poi lo sente.

Un rumore secco, come di un ramo spezzato.

Il cuore le balza in gola, sente il sudore congelarsi sulla pelle.

“Stai calma Isy, calma, non può essere lui. Ricordi? L’hai lasciato ubriaco fradicio che dormiva sul divano del salotto. Non farti prendere dal panico”.

Improvvisamente  lo vede, ed è costretta a fermarsi.

Di fronte a lei, massiccio e silenzioso, avvolto nel buio profondo, si erge in tutta la sua fierezza.

CONVENTO DI CLAUSURA DI NOSTRA SIGNORA DEL SILENZIO

In qualche modo comprende di essere arrivata.     

 ************************

A risvegliarla è l’odore delle lenzuola, antico e delicato come il sapone che usava sua nonna.

Sente voci femminili bisbigliare, nel timore probabilmente di disturbare il suo sonno.

Approfitta di questo momento di lucidità prima di dichiararsi completamente sveglia, per esaminare la situazione.

Innanzitutto il suo corpo, dolorante ma intatto. Passa la lingua sul labbro inferiore e lo sento ancora gonfio e caldo. Le gambe sono deboli, ma certamente a causa della corsa folle che l’ha condotta fino lì.

Poi un pensiero le toglie il fiato. D’istinto porta la mano al ventre nell’illusione che un qualunque segnale di vita la rincuori.

Troppo tardi si accorge dell’inutilità di quel gesto che oltretutto l’ha tradita.

“Sei sveglia?” una voce gentile la costringe ad aprire gli occhi e affrontare la realtà.

Di fronte a lei un giovane viso sorridente, due occhi scuri e curiosi e un velo a coprire invano i capelli  neri che spuntano civettuoli vicino alle orecchie.

“Dove mi trovo?”

“Al sicuro.” La voce è dolce e rassicurante “Questo è un convento di clausura. Sei arrivata stanotte stremata e impaurita e prima che potessimo fare qualcosa, sei svenuta tra le braccia di suor Angelica.Per questo sei in infermeria. Io mi chiamo Suor Aldina e rimarrò con te fino all’arrivo del medico.”

Isabella si tira su di colpo dal letto e afferra la suora per le braccia.

“No! Vi prego non ho bisogno di un medico, ho bisogno di stare nascosta, vi prego” grida con quanto fiato ha in gola.

“Calmati per favore o farai accorrere tutte le suore del convento” risponde turbata la giovane suora.

“Un uomo mi sta cercando, vuole uccidermi, per favore  non potete nascondermi qui per qualche giorno? Vi prometto che appena mi sarò ristabilita me ne andrò …”

Credeva di non avere più lacrime, ma quando le sente calde e salate raggiungerle il labbro ferito e arrecarle un tiepido dolore, Isabella, sente di nuovo tutta la disperazione soffocarle il cuore e la paura annebbiarle la vista.

“Cara rimettiti giù, sei troppo debole per alzarti” risponde in tono preoccupato  suor Aldina “Parlerò io con la madre superiora, troveremo una soluzione, non preoccuparti. Adesso prova a riposare ancora un po’”.

Isabella si lascia adagiare con cautela e comprende di non avere scelta.

Il suo destino è nelle mani di una giovane suora che deciderà per lei e per il suo bambino.

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