Figli di qualcuno Capitolo 2

Figli di qualcuno capitolo 1

CHIARA

Scendo dal taxi a fatica, questo tragitto estenuante a passo d’uomo mi ha esasperata. Guardo le ore, ho contrazioni ogni 15 minuti. Perfetto. Sono ancora sopportabili, c’è tutto il tempo per fare bene ogni cosa.

Ho portato una piccola borsa con tutto il necessario. Andrea è pallidissimo ma so che posso contare su di lui, un po’ perché si sente responsabile del casino che abbiamo combinato e poi perché credo che davvero ci tenga a me. Non avrei mai pensato che un tipo come lui potesse innamorarsi di una come me: io sono la ragazza perfetta che tutti si aspettano che sia e che mette soggezione ai ragazzi.

Ma lui non si è per niente intimorito, anzi, ha osato, ha rischiato e mi è piaciuto per questo. Se ne frega delle convenzioni e soprattutto ha capito chi sono veramente dietro questa faccia da brava ragazza.

Stiamo insieme da un anno e nessuno ha scommesso su questa storia.

Non dimenticherò mai la faccia che ha fatto quando gli ho detto che ero incinta. Certo io avrei potuto accorgermene anche un po’ prima e la faccenda l’avremmo sistemata diversamente, ma ho un ciclo irregolare e quando mi sono resa conto che il ritardo era veramente esagerato, era troppo tardi.

E poi diciamoci la verità, abortire avrebbe coinvolto un sacco di persone in primis i miei genitori, e voglio che non vengano mai a sapere niente di questa storia.

Entro domani mattina la faccenda sarà sistemata, e io riprenderò in mano la mia vita esattamente da dove l’ho lasciata nove mesi fa.

ANDREA

Finalmente in albergo.

Due rapide firme e poi via, camera 44. Mi sembra di avere in mano le chiavi del Paradiso. Una volta entrati saremo finalmente al sicuro lontano da occhi indiscreti e nessuno potrà disturbarci. Sospingo Chiara dolcemente nell’ascensore e solo quando le porte si chiudono e premo il pulsante per la salita, sento il respiro tornare regolare. Siamo solo all’inizio, ma ogni piccolo ostacolo superato mi da ragione di credere che ce la potremo fare. La guardo, accenno un debole sorriso, le cingo la spalla e l’attiro a me. Come vorrei che questo momento durasse per sempre.

CHIARA

A parte una serratura complicata davanti alla quale abbiamo perso minuti preziosi e io stavo con il cuore in gola nel timore che qualcuno ci potesse notare, tutto il resto è andato bene finora. Solo uno strano tipo ci ha superati per raggiungere la sua camera ma era talmente incazzato da non averci riservato la benché minima attenzione.

La camera è disadorna ma pulita. Un letto matrimoniale troneggia al centro, due comodini, un armadio e una piccola scrivania.

Do un’occhiata veloce al bagno e poi raggiungo il letto, le All Stars fradice volano lontano. Ho le calze umide, mi distendo adagio e chiudo gli occhi.

Sento arrivare una nuova contrazione, cerco di respirare come stava scritto sul manuale che mi sono letta in questi mesi fino a che la sento andare.

Inspira, espira, inspira, espira, forza Chiara, non sei né la prima né l’ultima donna che mette al mondo un bambino da sola, sono mesi che studi e leggi un sacco di roba sui parti e sono sicura che andrà tutto bene.

ANDREA

Cerco di mantenere la calma ma è difficilissimo. Siamo qui dentro da quasi due ore. Chiara se ne sta distesa su quel letto a occhi chiusi tutta concentrata sul respiro, tenendomi fuori da lei e da ciò che le sta accadendo.

Credo che i dolori stiano aumentando perché ogni tanto fa delle smorfie e cerca di non urlare. Come farà a trattenersi? Dicono che i dolori del parto siano insopportabili e io sono terrorizzato al solo pensiero che perda il controllo e qualcuno la senta.

Continuo a guardare la porta aspettandomi che da un momento all’altro qualcuno bussi per chiederci se va tutto bene, cosa assolutamente impossibile, ma che non riesco a scacciare dalla mente.

Per distrarmi guardo fuori dalla finestra, il paesaggio è stranissimo, non ricordo l’ultima volta che il cielo di Milano abbia buttato giù così tanta neve. Da qui riesco a vedere solo una  fila interminabile di auto ormai coperte completamente e sullo sfondo il Pirellone.

Milano è la mia città, qui sono nato e cresciuto, eppure stasera mi pare di essere fuori dal tempo, sospeso in un limbo dal quale non so quando uscirò.

So che sto per dire un’idiozia, ma non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho desiderato cosi fortemente la presenza di mia madre qui accanto a me.

Chissà come mai mi torna alla mente un episodio di quando ero bambino e sono tornato da scuola pesto e malconcio ma così fiero di me per aver fatto a pugni con un ragazzo che aveva preso in giro una ragazza. Mia madre mi aveva medicato senza fare commenti e poi guardandomi dritto negli occhi aveva detto: “Se è stato per difendere una ragazza hai fatto bene. Fa in modo di proteggerle sempre, se ti capita l’occasione”.

Chissà cosa penserebbe adesso di me.

“Cos’hai raccontato a tua madre?” le chiedo girandomi verso di lei

Lei apre gli occhi a malincuore, sembra un po’ scocciata da questa domanda.

“Niente, sono via per lavoro e rientreranno solo nel fine settimana”.

“Come stai?”

 Le chiedo nel vano tentativo di tenere viva la conversazione.

“Lasciami in pace Andrea, devo partorire questo bambino e prima lo farò, prima potremo sbarazzarcene”.

Queste le ultime parole prima di vederla scomparire e ritrovarmi avvolto dall’oscurità più totale.

4 pensieri su “Figli di qualcuno Capitolo 2

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