Anche “Figli di qualcuno”, come “Il segreto di nonna Aldina” è una storia che ho scritto diversi anni fa, in occasione di laboratorio di scrittura creativa organizzato da la Macchina dei sogni e superbamente curato dallo scrittore Matteo B.Bianchi.
Le storie soffrono a rimanere nei cassetti, vanno rispolverate, rimaneggiate e poi rimesse in circolo, perché in un modo o nell’altro, trovano sempre la maniera di tornare utili a qualcuno.
Ecco per voi il primo capitolo.
In attesa come sempre di leggere i vostri commenti.
CHIARA
Che sfiga. Non che mi aspettassi un tappeto rosso, parliamoci chiaro, però tutta sta neve che sta buttando giù mi fa quasi pensare che Qualcuno ce l’abbia con me. O perlomeno che voglia mostrarmi in qualche modo il suo disappunto. Non che me ne importi granché, arrivata dove sono, posso soltanto toccare il fondo e poi mi auguro, cominciare la risalita.
Andrea dovrebbe arrivare da un momento all’altro ormai, gli ho mandato un messaggio. Gli è toccato chiamare un taxi perché muoversi con la moto sarebbe stato da pazzi con questo tempaccio.
Ho prenotato l’albergo Kappa, un due stelle vicino alla stazione Centrale che avevamo individuato già da tempo come base. Sembrava poco frequentato, un po’ isolato, invece quando ho chiamato qualche ora fa mi hanno detto che era rimasta un’unica camera perché a causa della neve moltissimi treni e aerei sono stati annullati e i passeggeri si sono rovesciati negli alberghi di Milano.
Meglio cosi. Più sarà affollato, maggiori saranno le probabilità di passare inosservati.
Di questo abbiamo bisogno, dell’anonimato più assoluto e di starcene chiusi in camera in santa pace.
Rabbrividisco e mi stringo nel piumino che non riesco più a chiudere. Un’ ultima occhiata a casa mia, ma di sfuggita, che non è tempo di turbamento.
Coraggio Chiara sono mesi che programmi questo giorno, ce la puoi fare. Un passo alla volta e al diavolo la neve.
ANDREA
Adesso che è arrivato il momento me la sto letteralmente facendo sotto.
Non sono mica sicuro di volere arrivare fino in fondo.
Seduto su questo taxi che va dannatamente a rilento, improvvisamente vorrei fermare il tempo, anzi vorrei addirittura farlo retrocedere di qualche mese per avere la possibilità di aggiustare le cose.
Invece Chiara e io siamo andati troppo oltre e adesso il casino non è più risolvibile.
Mi ha scritto mezz’ora fa.
“Ci siamo, raggiungimi subito”.
Che follia questa storia della camera d’albergo.
Lei con la sua solita testardaggine ha preso la decisione e non c’è stato modo di farle cambiare idea. E adesso che siamo arrivati al capolinea mi manca il respiro ogni volta che penso a quello che ci aspetta. Alla notte più lunga della nostra vita. La amo abbastanza per rimanere con lei fino alla fine?
Si certo che la amo e allora come mai questo sudore freddo il 5 di Febbraio?
Ho paura. Accidenti ho diciotto anni cos’altro potrei fare?
CHIARA
Eccolo finalmente, ho i piedi congelati e un leggero senso di nausea.
“Quanto ci hai messo? E’ da una vita che sono qui fuori ad aspettare!”
Lo aggredisco più per sfogare la tensione che non per l’attesa in sé.
“Non lo vedi come nevica? C’è un traffico che si procede a passo d’uomo. Hai prenotato la camera?”
“Sì era l’ultima”
“L’ultima? Avevi detto che era un hotel poco frequentato Gesù! Speriamo che non ci riconosca nessuno”
Ho freddo e non ho voglia di parlare. Salgo sul taxi e sprofondo nel sedile posteriore. Dio come sono sfinita. Chiudo gli occhi e darei la vita per riaprirli e scoprire che è stato solo un brutto sogno.
Invece no, li riapro e tutto è rimasto immutato, tutto deve ancora accadere.
D’istinto porto la mano al ventre già gonfio.
Ho diciotto anni e sto per avere un bambino. Solo a pensarla sta cosa mi taglia in due il cuore.
ANDREA
L’ho sorpresa che si toccava la pancia, ma ho fatto finta di niente.
Sono nove mesi che faccio finta di niente.
La regola è stata ferrea fin dal principio: nessuno deve sapere, nessuno deve sospettare.
Per me non è stato poi così difficile, ma lei è stata assolutamente pazzesca.
Si è infilata in quelle tute enormi e ci è rimasta per nove mesi, non so come abbia fatto.
“Chiara finalmente hai messo su qualche chilo” è stato il commento più vicino alla verità.
Insomma io non me ne intendo però mia madre ogni tanto me la raccontava la storia di quanto ha sofferto a causa mia, tra nausea, vomito, mal di schiena e bruciori di stomaco.
Invece lei niente, non ha perso un giorno di scuola.
E’ anche della sua forza che mi sono innamorato, della sua determinazione che alle volte basta per entrambi. Inseguire un obiettivo a qualunque costo con tenacia e cocciutaggine.
Io sono un insicuro nato, ma mi rendo conto che le famiglie da cui proveniamo hanno contribuito non poco a renderci quello che siamo.
Lei è figlia unica di avvocati facoltosi, sogna di laurearsi in legge e affiancarli nel loro studio.
Io ho voti mediocri, non ho la più pallida idea di cosa voglio fare nella vita, e per avere in tasca qualche soldo il sabato e la domenica lavoro in una pizzeria.
Che io la ami in fondo non è poi così strano. Quello che fatico a capire è come lei possa amare uno come me.
Link Saludos Juan https://masticadoresitalia.wordpress.com/2022/06/01/figli-di-qualcuno-1/
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