Un fascio di rose gialle

Pubblicato su Confidenze n. 52 Gennaio 2014

“Quanta neve sta venendo giù chi la fermerà…”

La canzone di Baglioni mi tiene compagnia in questa vigilia di Natale.

Sfioro il ventre e sorrido nonostante mi tornino alla mente momenti tristi. Fatico a ricordare, ma voglio affrontare i fantasmi del mio passato una volta per tutte, guardare avanti e ricominciare.

E’ trascorso un anno da quando sono scappata da Francesco, un anno della mia vita che mai più ritornerà.

Anche allora nevicava ma io avevo il cuore a pezzi, Dio quanto ho pianto quella notte, forse non avrò più lacrime per il resto della mia vita.  

Francesco è un musicista, l’avevo conosciuto ad un concerto: si dimostrò subito affascinante, premuroso, gentile, un po’ strano anche, ma di quella stranezza un po’ tipica dei musicisti che ti intriga e che vorresti assolutamente conoscere. Abbiamo cominciato ad uscire insieme, lui mi adulava, tanti complimenti, attenzioni galanti come non ne avevo mai ricevute prima, ci siamo innamorati da perderci e dopo sei mesi mi ha chiesto di sposarlo.

Lo so, una follia, ma quando ami vivi di follie e te ne vorresti nutrire per sempre:

ci amavamo, perché aspettare?

Abbiamo fissato la data, spedito gli inviti e a Giugno eravamo marito e moglie.

Ripensandoci mi rendo conto che i segnali che il mio istinto mi mandava erano molti, ma io non avevo sospettato nulla fino al viaggio di nozze.

Al nostro arrivo in hotel avevo ordinato champagne e quando il cameriere ce l’ha portato, ho riconosciuto in lui un compagno di scuola che non vedevo da anni. Mentre lo salutavo e scambiavo due parole, Francesco è uscito dal bagno e, appena ci ha visto, è tornato dentro senza parlare.

Quando se ne è andato e gli ho chiesto cosa gli fosse successo, lui è esploso.

Ha cominciato a chiedermi chi fosse quel tizio, se avevo una storia con lui e addirittura se la meta del viaggio di nozze l’avessi scelta sapendo che l’avrei potuto incontrare.

Conoscevo la sua gelosia, ma ne ero lusingata perché mi faceva sentire preziosa, mi diceva che mi voleva tutta per sé, mi chiamava principessa e io ero così felice.

Ma quel giorno per la prima volta, il dubbio si è insinuato dentro di me.

Ricordo di aver giurato e spergiurato che non vedevo Giorgio da anni, ma lui era irremovibile e ad un certo punto se ne è andato ed è stato fuori tutta la notte.

Gesù quante lacrime ho versato la mia prima notte di nozze. E’ cominciato lì il mio incubo.

La mattina dopo è tornato con un mazzo di rose gialle, le mie preferite, con quel sorriso che mi aveva fatto innamorare, e supplicandomi di perdonarlo, ha promesso che non sarebbe mai più accaduto niente del genere.

Cosa avrei dovuto fare? Eravamo in viaggio di nozze, ero io quella che non doveva dargli ragione di ingelosirsi e mi sono ripromessa che sarei stata attenta ai miei comportamenti.

Ma quell’episodio purtroppo, fu il primo di tanti.

Provai a parlarne con la mia amica Flavia e all’inizio anche lei mi tranquillizzò dicendomi che la gelosia era proprio una brutta bestia, ma era pur sempre amore.

Ma Francesco peggiorava.

Mi chiamava in ufficio dieci, dodici volte al giorno, chiedendomi con chi avevo pranzato, a che ora sarei rientrata a casa, piccole cose, lievi segnali che cercavo di giustificare in nome di quella promessa che avevo giurato di mantenere per sempre.

Però capivo che qualcosa non andava.

L’ho sorpreso più di una volta a cercare nel mio cellulare numeri di nostri amici inesistenti visto che a lui non piaceva nessuno di loro, mi sono resa conto che ci stavamo rinchiudendo in una prigione dorata, bastavamo a noi stessi, non uscivamo più, trascorrevamo le serate in casa a guardare la tivù, come due anziani.

Ma poi arrivò la vigilia di Natale e io avevo deciso che quel giorno avrei dato una svolta alla nostra vita.

Il pomeriggio ero uscita presto dall’ufficio, avevo comprato uno splendido albero di Natale con luci e addobbi e tutto quanto serviva per una cena speciale: volevo che fosse una serata perfetta perché gli avrei detto che aspettavamo un bambino e niente avrebbe rovinato quel momento.

Cambieranno le cose mi ripetevo, saremo una vera famiglia, conosceremo altre coppie con bambini e lui non avrà più motivo di essere geloso, il mio amore basterà per ogni cosa.

Mi sono preparata con cura, mi sentivo bellissima, come solo una donna che aspetta un bambino si può sentire.

Francesco è arrivato con la neve tra i capelli, perché aveva cominciato a nevicare tanto. Quando mi ha vista mi ha abbracciata dicendomi che avevo una  luce speciale negli occhi.

Ecco la felicità, avevo pensato, pura, semplice, perfetta.

Poi dopo il dolce ho proposto un brindisi e ricordo ancora le parole che avevo sussurrato con un’emozione che faticavo a nascondere.

“Amore, tra un anno festeggeremo il Natale con il nostro bambino”.

Lui aveva lentamente posato il bicchiere poi mi aveva guardato negli occhi e le sue parole non erano state quelle che avevo sognato di sentirgli dire.

“Elena, sei sicura che sia mio?”

E’ stato in quel momento che la torre delle mie certezze è crollata in un istante, e ho capito che ogni mio sforzo per costruire qualcosa di bello sarebbe stato vano e che forse era davvero arrivato il momento di arrendermi.

Nel giorno stesso in cui avevo creduto di salvare il mio matrimonio, avevo fallito.

Ciò che accadde quella sera è rimasto sigillato nel cassetto dei miei ricordi fino ad oggi, perché altrimenti non sarei sopravvissuta.

Ma tutta questa neve che viene giù e che veniva giù anche lo scorso anno, mi ha fatto pensare a quanto instancabilmente si rinnovi la natura ogni giorno per garantire la nostra sopravvivenza e forse tocca un po’ anche a noi fare lo stesso.

Di quella sera ricordo soltanto il suo sguardo su di me carico di odio, io che lo guardavo allibita e poi scoppiavo in lacrime consapevole dell’impotenza di difendermi davanti a certe accuse.

Francesco aveva cominciato a gridare frasi senza senso, a dire che sicuramente il padre era qualche collega che ero solo una sgualdrina e che avrebbe dovuto capirlo fin dalla prima notte di nozze che non si poteva fidare di me.

E’ stato in quel momento che ho capito che Francesco non era soltanto geloso, ma anche malato e ho avuto paura.

Ad un certo punto ha preso il nostro album di nozze e l’ha fatto a pezzi, poi ha fatto volare piatti, bicchieri e come un pazzo non riusciva a fermarsi.

Io in preda al panico sono fuggita, ho cominciato a  correre nella notte senza sentire il freddo né la neve che scendeva fitta.

Alla fine non so come sono arrivata da Flavia e lei mi ha poi raccontato che quando ha aperto la porta sono svenuta davanti ai suoi occhi.

Tutto il resto è vuoto inesorabile, è abisso dal quale umanamente nessuna donna avrebbe potuto risalire.

Ho perso il mio bambino quella notte di Natale e insieme a lui la voglia di vivere.

Francesco è tornato più volte a domandare perdono in ogni modo, ma non gli ho più permesso di avvicinarsi a me in nessun modo.

Ci siamo separati e ho cambiato paese, casa, lavoro.

Non voglio più pensare a ciò che è stato.

E’ come se la mia vita si fosse interrotta quella notte di Natale e poi fosse ricominciata mesi dopo, quando una mattina mi sono svegliata e ho capito che ero guarita, che potevo farcela, potevo continuare a vivere anche con un brutta cicatrice nel cuore e ho conosciuto Nicola, che pareva mi aspettasse da sempre.

Stasera sono qui, è di nuovo la notte di Natale e di nuovo aspetto un bambino che mi aiuterà a non dimenticare il bambino che ho perso, ma a dare un senso a tutto quanto mi accade ogni giorno.

Mi sorprendo a pensare alla incredibile ruota che è la nostra vita, che non smette mai di girare nonostante gli ostacoli che incontra, penso a tutti i Natali del mio passato che hanno fatto la mia storia e hanno contribuito a fare di me ciò che sono e mai la parola speranza mi pare più adeguata come in questo momento.

E guardo ai Natali davanti a me, mi vedo accanto all’uomo che amo e sento che anche per me ci sarà spazio per la felicità.

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