Due anime sole

Pubblicato su Confidenze n. 30 luglio 2023

In questa tiepida giornata di autunno,
una bellissima storia d’amore tutta per voi.
Buona domenica

A ben pensarci credo proprio che tutta questa storia abbia avuto inizio con gli incontri del gruppo di lettura che si svolgono in biblioteca ogni mese.
Inizialmente non ci volevo andare, come non volevo andare da nessun’ altra parte al mondo, poi su insistenza dei miei figli mi sono decisa.
“Prova, puoi sempre ritirarti”.
L’ho fatto più per loro che per me, per dimostrare che ce la metto tutta a provare ad andare avanti, anche se non so verso dove.
Il fatto è che da quando ho perso mio marito, e il mese prossimo saranno cinque anni,
non sono più riuscita a trovare una ragione per continuare a vivere.
La nostra vita insieme è stata semplicemente meravigliosa, sempre l’uno per l’altra mai una volta lontani in oltre cinquant’ anni di matrimonio.
Due splendide figlie, quattro nipoti, cos’altro avremmo potuto chiedere?
Quando il mio Egidio è venuto a mancare per una brutta malattia che l’ha costretto su una sedia a rotelle per tre anni, dico la verità, la forza di ricominciare a 71 anni non ce l’ho avuta più’.
Le mie figlie hanno fatto di tutto per aiutarmi, ma la depressione mi stava divorando poco a poco e non riuscivo a ribellarmi, con una gran voglia di morire.
Il fatto è che io da sola non ci so stare, ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto, che mi aiuti a prendere le decisioni, che mi faccia sentire amata e protetta insomma.
Quando ho letto il libro che ci hanno assegnato al gruppo di lettura, al momento l’ho trovato un po’ troppo surreale.
“Le nostre anime di notte” si intitola, è ambientato nella cittadina di Holt nel
Colorado, e racconta di due vicini di casa, un uomo e una donna entrambi vedovi,
che su iniziativa di lei, trascorrono platonicamente le notti insieme dando vita prima a una storia di amicizia che piano piano si trasforma in amore.
Una storia che però fa molta fatica a liberarsi di pregiudizi e critiche.
“Molto fantasioso” ricordo di aver pensato “e anche un po’ scandaloso” e me lo sono dimenticato.
Poi sempre per colpa e merito delle mie figlie mi sono iscritta alla vacanza al mare per la terza età organizzata dalla mia parrocchia.
Cosa ci vado a fare alla mia età al mare, continuavo a ripetere la mattina che mia figlia mi ha accompagnata al pullman.
“Mamma qui tutti hanno la tua età” aveva risposto pazientemente.
Lo so che ho bisogno di conoscere gente nuova, però che fatica.
E cosi sono partita alla volta di Riccione.
Ero così ripiegata su me stessa che non avevo nemmeno fatto caso agli altri
partecipanti.
Eravamo in viaggio da un’ora circa quando un uomo, un bell’uomo devo ammetterlo,
si è avvicinato chiedendomi di potersi sedere accanto a me.

Senza nemmeno pensarci troppo gli ho fatto posto, ci siamo presentati e abbiamo
cominciato a chiacchierare.
Non so in cosa sia stato bravo Mario, così si chiamava, quello che so è che non ricordavo più l’ultima volta in cui mi ero sentita così bene in compagnia di un’altra persona.
Insomma quando siamo arrivati a Riccione avevamo già fatto amicizia.
Fin dai primi giorni ci siamo trovati talmente bene insieme che ci siamo allontanati dal gruppo, andavamo al mare, ma anche in paese, facevamo lunghe passeggiate,
parlando di tante cose, della morte di sua moglie avvenuta due anni prima, di mio marito, dei nostri figli, della nostra età e dei nostri acciacchi.
Abbiamo scoperto di amare i film western, le partite a scala quaranta, e il sushi.
Trascorrevo le mie giornate tra i sensi di colpa nei confronti di mio marito e delle miei figlie e la leggerezza di un sentimento che avevo dimenticato da tempo e che mi faceva sentire di nuovo viva, e bella e desiderata.
Una sera faticavo a prendere sonno e mi è tornato alla mente quel libro.
Quella che all’inizio mi era sembrata spudoratezza, adesso mi pareva intraprendenza.
La notte per me ha sempre rappresentato il momento più faticoso, i ricordi mi sommergono senza che io li evochi e il sonno tarda sempre ad arrivare.
Non faccio niente di male, sono lontana da casa centinaia di chilometri, perché no?
Mi sono fatta coraggio, ho aspettato che ci fosse silenzio su tutto il pianerottolo, mi sono infilata una vestaglia e sono andata bussare alla porta della camera di Mario.
“Mario sono io, Giuditta. Scusa se ti disturbo, stai dormendo?”
Prima un silenzio assoluto, ma poi, quando stavo per abbandonare l’idea sentendomi un’emerita cretina, ho sentito la porta aprirsi.
“Giuditta stai bene?”
“Sì,sì tutto bene” oddio che vergogna.
“Volevo chiederti se ti farebbe piacere dormire con me stanotte, insomma tenermi compagnia, sai faccio sempre fatica a prendere sonno e mi sento così sola”.
“Si”
“Si?”
“Si dammi un minuto e ti raggiungo”.
Quando è arrivato mi ha fatto tenerezza, si era messo un pigiama pulito e dato una spazzolata ai capelli.
Senza bisogno di parole ci siamo sdraiati l’uno accanto all’altra, in silenzio.
Cosa sto facendo? Mi sono chiesta.
Poi ho sentito che mi ha preso la mano e mi ha invaso una grande pace.
Credo di essermi addormentata subito.
La mattina dopo al mio risveglio, lui non era più lì. Però è tornato tutte le sere.
Nell’oscurità gli ho aperto il mio cuore e lui il suo.
Ci siamo confidati tutti i nostri errori, i nostri fallimenti, Dio quanti in 75 anni di vita, la nostra paura di morire, ma anche di vivere, di affrontare una vecchiaia che non si svela se non giorno dopo giorno.
“Forse se l’affrontassimo insieme spaventerebbe meno” mi ha detto l’ultima sera della nostra vacanza.
Ho pensato al mio ritorno a casa, al modo in cui avrei dovuto fargli spazio nella mia vita così ben scandita da una routine tranquilla.
Vivere con lui significherebbe correre il rischio di vederlo ammalarsi, di doverlo accudire, di affrontare una nuova perdita dolorosa, di fargli spazio nella mia vita ma anche in quella della mia famiglia.
Non so se me la sentivo.
Mentre cercavo la maniera più dolce per spiegargli tutto questo, Mario ha continuato a parlare con quella voce pacata che mi aveva tranquillizzata tante volte.
“La nostra è una storia che corre veloce Giuditta, alla nostra età non abbiamo più tempo da perdere”.
“Cosa vorresti dire?”
“Quello che voglio dire è che non ha senso guardare troppo avanti, che dobbiamo fare quello che ci fa stare bene oggi e niente di più. Passeggiare, chiacchierare, uscire a cena, dormire insieme e perché no? Fare l’amore. Ma solo se ci va di farlo.”
Solo se ci va di farlo.
Si vive un’intera vita fatta di doveri, di preoccupazione di non deludere gli altri, di attenzione ai comportamenti, di timore di suscitare pettegolezzi.
Ma poi, finalmente un giorno arriva il tempo della libertà, della leggerezza che quasi avevi dimenticato e ha il sapore di un cibo nuovo mai assaggiato prima, ma sorprendentemente squisito.
E’ proprio vero che la vita se la lasci fare non finisce mai di sorprenderti fino all’ultimo dei suoi giorni.
Certo non avevamo tenuto conto della reazione dei nostri figli, soprattutto le mie.
E al nostro ritorno non è stato facile far loro capire che nessuno di noi aveva
intenzione di rinunciare a una storia così bella.
“Mamma cerca di capire” dicevano.
“Cercate di capire voi” avevo risposto alla fine una sera “che noi l’abbiamo fatto per una vita intera”.
E’ trascorso un anno e siamo di nuovo qui, in partenza per Riccione, stavolta non più come single, perché ci siamo sposati sei mesi fa.
Quando due anime solitarie hanno la fortuna di incontrarsi, non ha alcun senso separarle.
Viviamo nel qui e ora, godiamo di questa gioia che ci regaliamo reciprocamente e abbiamo imparato a fregarcene di quello che pensa la gente.
Cerchiamo solo un po’ di bene, una carezza, una mano che stringa la tua mentre scivoli nel sonno.
Io l’ho trovata.
E non ho nessuna intenzione di lasciarla andare.

8 pensieri su “Due anime sole

  1. Belissima storia, i protagonisti sono stati bravi e capaci da superare pregiudizi e anche le propie debolezze, molto raro nella società attuale. La solitudine è un grande problema, non solo per gli anziani, e le soluzioni sono difficili da trovare. Molte persone si rinchiudono in sè stesse, ma bisogna ricordarsi che tutti abbiamo bisogno degli alltri, ci sforziamo di dare un senso alla nostra vita.

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