SOFIA
Sono così nervosa che ho di nuovo sbavato l’eye liner nel tentativo di metterlo.
Mi tremano le mani e non capisco perché.
Sono andata in scena mille volte, conosco a memoria il copione, sono brava nel mio lavoro e so di piacere al pubblico.
Ho sacrificato la mia vita per il teatro e non tornerei indietro per nessuna ragione al mondo, perché il teatro è l’unico che non mi ha mai tradito.
Ma stasera mi guardo allo specchio e per la prima volta vedo che il tempo ha cominciato a lasciare segni sul mio viso, sempre bello, ma con qualche piccola ruga agli angoli degli occhi.
Le labbra si stanno assottigliando e il colore dei capelli è più spento del solito.
Cosa ne faccio di questo tempo dispettoso che corre lontano senza aspettarmi?
Cosa conservo di questi giorni pesanti e leggeri, dolci e amari, pieni e vuoti che sembrano lunghi come settimane e invece son brevi come secondi?
Stamattina la lettura del testamento di mia madre mi ha fatto salire un sapore amaro di bile in bocca, rovesciandomi malamente addosso una verità che conoscevo da anni, ma che mi rifiutavo di ammettere: Miranda e mia madre, e quel loro rapporto speciale che a me era stato negato, quel rapporto che si consolidava ogni volta che mi mettevo in auto e partivo per un nuovo spettacolo, a recitare copioni migliori di quello della mia vita.
Ma privarmi di tutto Dio santo no, quello proprio non me l’aspettavo.
Il bussare ripetuto e deciso mi distoglie dai pensieri
“Sofia in scena tra dieci minuti”.
Riprovo con l’eye-liner, un po’ di rossetto per riempire le labbra, butto la testa all’ingiù per dare volume ai capelli e scrollarmi di dosso i pensieri, e poi con un grande sospiro mi alzo e cammino verso il palco.
“Sofia c’è una persona che insiste per vederti ma non credo sia il caso”.
L’aiuto regista mi guarda in attesa di una risposta.
Sto per rispondergli che non se ne parla nemmeno, ma lo sguardo curioso nonostante tutto vola oltre le sue spalle ed è allora che lo vedo.
“Cosa ci fai qui?” domando mentre sento il sangue defluire completamente dal mio volto.
“Ciao Sofia”
“Torna da dove sei venuto” rispondo, ma la saliva è scomparsa dalla mia bocca e fatico a far uscire le parole .
“Sofia, non sarei qui se non fosse per una ragione importante, ascoltami per favore”
“Ho detto vattene o chiamo la sicurezza” sibilo.
“Mi ha chiamato Miranda è sconvolta, e io non so cosa fare”
Tu non hai mai saputo cosa fare.
Nemmeno quando ti ho detto che portavo in grembo tua figlia.
Hai domandato a tua madre e lei ti ha risposto: “Stai alla larga dalle donne di spettacolo”.
E tu hai obbedito.
Mi sono ritrovata a dover scegliere tra una figlia e una carriera e ho scelto la carriera lasciando che mia madre crescesse mia figlia perché tu non hai mai saputo cosa fare.
Poi un giorno sei rientrato nella sua vita perché sentivi il bisogno di nutrire la tua fame di paternità e hai preteso di conoscere Miranda.
Sapevo che quella fossetta che appare a entrambi sul mento quando sorridete in un certo modo, quel tono pacato di chi non ha fretta di arrivare perché è già lì da tanto tempo, le avrebbe fatto spalancare la braccia per accoglierti.
Così io sono rimasta la madre snaturata e tu ti sei preso il posto migliore.
E adesso, quel brandello di dignità che mi era rimasto, che conservavo per i giorni duri, mi si è sciolto in mano come neve al sole.
Se mia figlia ha chiamato suo padre, deve proprio detestarmi.
“Perché ha chiamato te, cosa le è successo?”
“Non lo so, continuava a ripetere che ha trovato il diario della nonna , di tua madre, che ha scoperto la verità, ma io non so nemmeno di cosa parla Sofia”.
Mi prendo un momento, breve lo giuro, prima di dare un senso alle parole di questo uomo che un tempo ho veramente amato con tutta me stessa e che poi mi ha spezzato il cuore.
Ho perso entrambi strada facendo e adesso vorrei soltanto dimenticare lasciando scivolare via tutto questo dolore.
Perché le persone che ho amato non mi hanno mai voluta nella loro vita?
E’invecchiato Pietro, ha la barba troppo lunga, e il viso scavato, anche se gli occhi , dio quegli occhi, quei laghi azzurri in cui ero annegata il primo giorno che l’ho incontrato, sono sempre gli stessi, ti ci vorresti perdere pensando che quello è il senso della vita.
“Quale diario? Non so di cosa stai parlando” rispondo alla fine.
“Nemmeno io, so che l’ha trovato, l’ha letto e adesso è disperata”.
I pensieri si accavallano e ho paura di rimanere intrappolata ancora una volta in gesti e parole che non mi appartengono.
Poi alla fine, faccio quello che ho sempre fatto, salgo sul palco e recito.
“Adesso vado in scena”.
Non so se mi terrorizza di più il pensiero di entrare in scena con questo peso sul cuore o il pensiero di rivedere Miranda.
Ma quell’anelito che ogni genitore si porta dentro, che credevo dimenticato, vince la battaglia.
“Se vuoi aspettarmi dopo vengo con te”.
Che il sipario si alzi.
Ci sono verità che non si possono più nascondere.
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